Caivano, caso Zampella. Abramo, papà di Serena affetta da Distrofia Muscolare: “Perdo il lavoro a 44 anni, le istituzioni non accolgono il mio disperato appello”

Il caso Zampella

di Cinzia Marchegiani

Caivano (NAPOLI) – Le famiglie italiane in difficoltà non devono lamentarsi e chiedere aiuto. Se lo fanno ricevono solo schiaffi in faccia, non certamente materici, ma schiaffi che fanno ancora più male.

Colpiscono al cuore, alla propria dignità e ti fanno sprofondare in un vuoto costruito con artificio e omertà. Non finirò mai di denunciare queste emergenze, questa disumanità che in ogni comune d’Italia si sta registrando. Le famiglie che improvvisamente entrano in una emergenza economica non vengono sostenute, se poi devono affrontare importanti esigenze di salute il loro destino è quasi sempre dipendente dal circuito di solidarietà che scatta tra amici, conoscenti.

Gentile direttoreinizia così una lettera che vi facciamo leggere, un vero accorato appello di un papà arrivata in redazionele scrivo sperando che questa lettera, pubblicata, smuova le acque, in un paese in cui non si fa niente per aiutare chi e’ in difficoltà, dove non c’è informazione, non si sa anche per una qualsiasi banalità chi sia preposto a darti delle risposte o ad indirizzarti verso chi te le dovrebbe dare, allora chi e’ in difficoltà deve cercare di far da se’ !! Ci sto’ provando da più di tre anni e nessuno mi ascolta. Ma io sto ancora qui!

A scrivere è papà Abramo Zampella

“Spero che accettiate di pubblicare la mia storia, una vera e propria richiesta di aiuto in modo da far conoscere ancora di più e ad un numero maggiore di persone la nostra vicenda, nella speranza che qualcosa migliori, tanti appelli ma ad oggi nessun risultato positivo , ma non mi arrendo lo devo a mia figlia”.

Papà Abramo parla di speranza, quella a cui si aggrappa e spiega:Specialmente dopo determinati episodi che si sentono e si vedono sempre più frequentemente, dopo che le persone grazie a questo Stato che non ci aiuta preferiscono togliersi la vita, ne abbiamo tanto bisogno, in questi tempi che appaiono oscuri, in cui a volte ci sentiamo smarriti davanti al male e alla violenza che ci circondano,in questi tempi dove davanti al dolore, alla sofferenza, ci sentiamo persi e anche un po’ scoraggiati, perché ci troviamo impotenti e ci sembra che… questo buio non debba mai finire. E non si tratta solo delle discriminazioni in cui ci troviamo a vivere ogni giorno noi famiglie ‘disabili’: molte di queste le risolviamo con il nostro ingegno. Ma purtroppo non tutti gli ostacoli possono essere superati con la buona volontà ed è per questo che chiedo il vostro interessamento, non riusciamo a capire come fino ad oggi non si sia pensato ad una legge che tuteli un minore disabile qualora i genitori perdano il lavoro, chi e’ malato a bisogno di aiuto ma come si può pensare di farlo senza lavorare“.

Papà Abramo entra nel dettaglio del suo appello e ci mostra la sua vita,  la sua famiglia il suo amore più grande, Serena la sua dolce bambina:

Innanzitutto ringrazio Dio per tutto quello che ho: Serena è la cosa più bella che mi ha donato.
A volte può succedere che la malattia soprattutto quella grave, quella che non ha soluzioni, metta in crisi e porti con se interrogativi che scavano in profondità. Il primo istinto può essere quello della ribellione, perché a me è capitato! Ma bisogna avere fede mi dico, andando avanti.
Serena ha una malattia che la mortifica, la limita nei movimenti: ha la Distrofia Muscolare tipo Becker (DMB). (Attualmente non esiste alcuna possibilità di cura che conduca alla guarigione ma solo terapie che permettono di prevenire le contratture, di migliorare la postura e di contenere asimmetrie, lordosi e scoliosi, ndr).
E’ una malattia che ho definito scostumata, senza educazione, che non ti avverte quando viene a trovarti, ma che fino ad oggi fa la visita di cortesia e se ne va dandoti appuntamento alla prossima volta. Ma dobbiamo conviverci per forza, non abbiamo alternative. Anzi più lei è aggressiva e cattiva più noi la combattiamo con forza. Perché la malattia non porta via le emozioni, i sentimenti, la possibilità di capire che la persona vale molto di più del fare. Insomma la sofferenza ci ha reso più forti, il non volersi arrendere è diventato un valore aggiunto nel nostro percorso di vita. Questo fino al dicembre 2013, quando sono incominciati i nostri problemi: fino a quel momento non ci potevamo rimproverare di niente e neanche la malattia ci faceva paura.
Ma dall’oggi al domani mi sono trovato senza lavoro e a capire piano piano che a 44 anni il mondo può anche finire e che per me sta diventando un problema anche portarla alla Antares a Caserta per fare le terapie.

Ho parlato col sindaco di Caivano e ho scritto più volte a Luigi De Magistris, Sindaco di Napoli, ho lanciato una petizione a mio nome sulla piattaforma change.org, ho inviato curriculum, richieste di aiuto a tutti gli imprenditori caivanesi, televisione: ma ad oggi nessun risultato.

Ho parlato con l’assistente sociale del mio Comune, con la responsabile dei lavori socialmente utili, agenzie di lavoro interinali ma ho ricevuto solo non risposte che sono sinonimo di una indifferenza che fa paura. Ricevere risposte del tipo: “Vi faremo sapere, non vi preoccupate, al più presto vedremo, i tempi sono maturi , mi invii il suo curriculum”… tanto per, hanno dell’ inaccettabile !!
E allora mi sono domandato cosa posso fare per cercare di scuotere la coscienza di qualche brava persona che in qualche modo comprenda il problema e mi dia la possibilità di tornare a fare quello che ho sempre fatto? Tornare a lavorare e a pensare a fare, ogni giorno, qualche cosa in più per Serena. Per arrivare a non dovermi rimproverare un giorno che lo potevo fare e che per mentalità non l’ho fatto.
Cerco insomma qualche anima buona che ci aiuti a non arrenderci .

EMERGENZA SOCIALE DI URGENTE GRAVITA’ EPPURE LE ISTITUZIONI REGALANO SOLO INDIFFERENZA?

Papà Abramo si è messo a nudo, cerca un aiuto e ora leggendo la sua denuncia ci si chiede come è possibile rimanere inermi davanti a questa emergenza sociale. È vero, un Sindaco non trova lavoro, ma può attivare la Regione, lo Stato poiché i cittadini fanno riferimento al proprio territorio e lo stesso si deve attivare, è inaccettabile pensare ad uno Stato latitante.

Si parla di integrazione, di attenzione al sociale, ma poi sono le stesse famiglie italiane che non solo non hanno alcun sostegno, ma rimangono vittime di un’indifferenza sociale assordante. Il grido di questo padre non può rimanere confinato in questi articoli, Abramo grazie a tanti giornali ha potuto far conoscere il suo dramma, ma occorre andare oltre e le istituzioni devono dare risposte certe, perché si vive d’amore ma anche di concretezza e ora le stesse istituzioni devono garantire dignità al ruolo della famiglia e soprattutto in questo caso supporto per chi sta combattendo quotidianamente contro una malattia per ora incurabile.

Abramo ci racconta la sua incessante ricerca nel trovare una soluzione

“Mi sono messo a chiedere aiuto su internet perché noi non abbiamo nessuno, abbandonati da familiari e amici forse non sanno che la disabilità non è contagiosa, purtroppo Caivano è così anche se per non stravolgere la vita di Serena intesa come amicizie, scuola, terapie e controlli medici. Necessariamente occorrerebbe un lavoro in zona o in provincia di Napoli anche se non ci spieghiamo come ci sia nelle vicinanze una grande zona asi, realtà imprenditoriali sul territorio una vicina zona industriale di marcianise, ma niente eppure non mi sono risparmiato in curriculum o email. È inaccettabile per un padre che cerca lavoro subire questa indifferenza anche e soprattutto per mia figlia per continuare a combattere la sola malattia e non capisco come non ci sia una legge che tuteli un disabile minore che si trovi all’interno di un nucleo familiare dove non ci sono più entrate dove per una qualsiasi agevolazione guardano l’ isee , rispetto al fatto che come faccio a pagare se non lavoro! Ho notato inoltre , che in seguito a colloqui oltre ad essere fuori per età dal mondo del lavoro, a 44 anni sono giovane per andare in pensione ma sono vecchio per lavorare a cui se aggiunge la problematica di Serena, posso addirittura diventare scomodo perché potrei usufruire dei permessi che derivano dalla Legge 104. Veramente paradossale tutto questo, molte volte sulla mia pagina ho parlato di interesse e di cuore  e alla fine e’ cosi’: io ritornerò a lavorare solo se trovo quella persona che capisce la mia situazione altrimenti sono fuori !!! Questi sono i giorni che si parla del cuore di Napoli grazie alla trasmissione di Maria de Filippi, io tutto questo cuore di Napoli in questi anni di appelli non l’ho visto. Siamo stati sfortunati anche in questo, ma abbiamo fede e pensiamo ancora di potercela fare e questo piccolo sforzo lo devo a mia figlia, sperando che tutto si aggiusti e che possiamo tornare la sola malattia nel perfetto anonimato come facevamo prima di perdere il lavoro. In questi anni abbiamo vissuto di risparmi ma questi non dureranno in eterno e già stiamo andando in difficoltà, lo Stato non ci aiuta, anzi ci vuole sempre più poveri.”

Abramo aveva chiesto di mettere in ordine le sue frasi, le sue necessità, ma credo che solo lui poteva esprimere tutta la sua sofferenza e rabbia verso un sistema che lo emargina con silenzi imbarazzanti.

L’indifferenza delle istituzioni non sono una risposta. Ora è necessario un intervento. Altrimenti qualsiasi comunicato stampa diventa soltanto un ennesimo schiaffo a queste famiglie che chiedono “ora” rispetto da parte delle istituzioni che hanno il dovere di aiutare e intervenire. 

Siamo arrivati davvero ad una disumanità irreversibile? Chiediamo al Sindaco De Magistris, alla Regione Campania di potersi attivare, perché è deludente poter accogliere un appello così decoroso e rimanere impassibili, incapaci di poter attivare un sostegno verso un papà giovanissimo che non chiede l’elemosina, ma di poter essere padrone della sua vita, poter tutelare la propria famiglia e della sua dolce bambina. Lui non è un peso di questa società sia chiaro. È una persona con un patrimonio umano e sociale non indifferente che va valorizzato e aiutato nella sua emergenza lavorativa.

Papà Abramo rappresenta il nostro fallimento di società civile.

La sua petizione per chi volesse ancora sostenere la dignità di papà Abramo, cliccare QUINeanche una petizione sostenuta da 20 mila persone ha attivato il Sindaco De Magistris e la Regione Campania, per ora vince l’indifferenza e il silenzio? Noi vogliamo credere che non sia così.

AAA CERCASI UMANITÀ VIRTUALE….

Abramo Zampella
tel. 333.8007822 , 3343839902

 

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