MAFIA CAPITALE. Daniele Leodori, teste al processo, scopre di essere indagato e si avvale della facoltà di non rispondere

INCHIESTE FREEDOM

di Cinzia Marchegiani

Roma – Il Processo di Mafia Capitale continua con le udienze per dipanare le intricate ragnatele costruite in Mafia Capitale.

Il 15 settembre 2016 Daniele Leodori, Presidente del Consiglio Regionale del Lazio,  era stato citato come teste e chiamato a  rispondere alle domande delle parti nell’ambito del maxi-processo mafia capitale.

Il Presidente Leodori era finito nell’ordinanza emessa dal Giudice per le indagini preliminari, dott.ssa Flavia Costantini del Tribunale di Roma dove veniva trascritto il suo nome assieme a quello del senatore Pd Bruno Astorre nelle intercettazioni telefoniche che indicavano i presunti legami tra l’attuale Daniele Leodori e Salvatore Buzzi ma soprattutto con Mario Monge (quest’ultimo dirigente della cooperativa Sol.Co, che insieme a Venafro era andato a giudizio), che nella trascrizione sembra invece conoscere molto bene il presidente del Consiglio Regionale del Lazio.

Ricordiamo che la sentenza per Monge, imputato nel procedimento, nato nell’ambito della inchiesta mafia capitale e legato a presunte irregolarità nell’appalto per l’acquisizione del servizio cup nel 2014, indetto e poi annullato dalla Regione stessa con i primi arresti di ‘Mafia Capitale’ del dicembre 2014, è stata di condanna a un anno e quattro mesi di reclusione.

DANIELE LEODORI SCOPRE DI ESSERE INDAGATO NEL PROCESSO DI MAFIA CAPITALE

Daniele Leodori al maxi processo di Mafia Capitale del 15 settembre scorso con Rosanna Ianniello Presidente del Tribunale,  dopo aver recitato a voce alta la formula l’impegno a dire la verità e a non nascondere nulla di quanto a sua conoscenza, comincia  a rispondere alle domande di Alessandro Diddi, avvocato difensore di  Buzzi Salvatore, Bugitti Emanuela, Di Ninno Paolo e Garrone Alessandra, su Bruno Astorre, Salvatore Buzzi e Salvatore Forleza. Una testimonianza breve la sua sarà, proprio quando gli viene chiesto se conosce Mario Monge, il Pubblico Ministero Luca Tescaroli interrompe l’interrogatorio e spiega che c’è un profilo che va valutato sulla veste giuridica del teste, poiché risulta attualmente indagato in un procedimento su Mafia Capitale. Il Presidente Ianniello spiegherà allo stesso Leodori che il PM sta informando il tribunale che la sua testimonianza è in una veste giudiziaria diversa, in quanto risulta indagato anche se è stata chiesta l’archiviazione, dove il GIP deve pronunciarsi.

PROCESSO MAFIA CAPITALE “DANIELE LEODORI”. Estratto della registrazione dell’udienza del 15/09/2016 RadioRadicale

Leodori, consultandosi con Luca Petrucci, avvocato difensore di Luca Odevaine presente in Aula chiederà di avvalersi della facoltà di non rispondere. Per questo il presidente del Tribunale Ianniello, spiegherà: “Grazie, a questo punto anche le poche, scarne dichiarazioni appena rese non potranno più essere utilizzate”.

IL CASO LEODORI

Il caso Leodori ha riempito le pagine dei giornali. Appena scoppiò l’inchiesta “Modo di mezzo”,  sul giornale Corriere della Sera (7dicembre 2014) nell’articolo “Mafia Capitale, Buzzi si vantava:«Abbiamo 11 consiglieri comunali»” si leggeva:

Regione Lazio, Leodori (Pd) sporge querela. Non c’è solo il Campidoglio, naturalmente. Anzi, nel commentare le regionali, Carminati fa cenno al fatto che «oltre al Gramazio il sodalizio avrebbe vantato anche la conoscenza del ‘più votato’ dello schieramento di sinistra. Sarebbe Daniele Leodori (Pd), presidente del consiglio regionale che smentisce: «Non conosco né Carminati, né Buzzi. Ho già sporto querela».

Il 10 Giugno 2015 l’inchiesta de l’Osservatore d’Italia: “ZAGAROLO E MAFIA CAPITALE 2: QUEL FILO “ROBUSTO” TRA SALVATORE BUZZI, MARIO MONGE E DANIELE LEODORI” fa emergere come era alquanto improbabile che Daniele Leodori non conoscesse Salvatore Buzzi, infatti nel 1996 Daniele Leodori era vicesindaco di Zagarolo e proprio in quell’anno Salvatore Buzzi gestiva la raccolta rifiuti del centro storico della cittadina, trascinando tra l’altro una chiacchierata gestione tra la Coop 29 Giugno e la Italo Australiana, quest’ultima, si legge nei giornali, era stata estromessa dalla gestione rifiuti nel centro storico.

Il giorno successivo, l’11 Giugno 2015, il Messaggero, dopo appena un giorno dall’articolo de L’Osservatore d’Italia:“MAFIA CAPITALE, IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO REGIONALE DANIELE LEODORI: “MAI OCCUPATO DI APPALTI CUP” Qui Daniele Leodori intervistato rispondeva: “Quelle tre persone che parlano di me, nell’intercettazione su Mafia Capitale, non le conosco. Ripeto: non le conosco”.  Ecco l’intervista D (domanda) R (Risposta):

D: Daniele Leodori, presidente del consiglio regionale e uomo forte del Pd in provincia, è indicato da alcuni collaboratori di Buzzi – Guarany e Cardarelli – come una sponda per l’appalto del Cup. Un’accusa molto grave.
R: “Gravissima. Non ho idea perché facciano il mio nome. Io non mi sono occupato mai di quella gara, di questo sono certo”.
D:Però conosceva Buzzi. Ci sono state alcune telefonate tra lei e il grande capo della 29 giugno.
R:”Ho conosciuto Buzzi nel 1996, quando a Zagarolo la sua coop si occupava per il Comune della raccolta porta a porta. Divenni vicesindaco dopo che era già stato dato l’incarico, nel 2000 venni eletto sindaco e dopo un anno non rinnovai l’appalto, affidai il servizio a Gaia, un consorzio pubblico. La 29 Giugno uscì da Zagarolo”.
D:Dal 2001 non vi siete più sentiti?
R: “No, mai, fino a settembre 2014 quando abbiamo avuto un contatto telefonico. Mi chiede un incontro, io gli dico che se capita in Consiglio posso riceverlo ma non in una determinata fascia oraria, quando non ci sono. Lui viene alla Pisana proprio in quella fascia oraria e non mi trova. Segue un’altra telefonata: lui riceve una chiamata dalla Pisana, mi telefona e mi chiede se è un mio collaboratore, io dico che è una persona che lavora in Consiglio e la cosa finisce lì“.

Leodori nell’intervista rilasciata a Il Messaggero non entrerà nel dettaglio della telefonata del 27 ottobre 2014 alle ore 11:59 intercettata e che si trova nell’informativa dei ROS (Raggruppamento Operativo Speciale Carabinieri) – Servizio Centrale II Reparto investigativo I sezione. Leodori, secondo l’intercettazione, oltre a spiegare a Buzzi che il collaboratore di cui aveva chiesto notizie faceva parte del Consiglio regionale, rivolgeva una domanda specifica al suo stesso interlocutore (Buzzi), quella di verificare la situazione di una persona. Buzzi rispondeva, che era stata già verificata, con visite mediche e che dopo l’idoneità sarebbe partita. Leodori salutava Buzzi, ringraziandolo.

All’udienza del 15 settembre scorso lo stesso Leodori risponde alle domande dell’avvocato Diddi in merito alla sua conoscenza con Salvatore Buzzi, come rapporti lontani, mentre le intercettazioni telefoniche fotograferebbero una conoscenza diversa tanto da chiedere dettagli lavorativi per un conoscente. Va anche ricordato che al TG  Mediaset  del 6.08.2015 Buzzi spiegava il giro delle assunzioni  richieste dai politici per persone di loro conoscenza, imposte come se fosse un fatto di normale amministrazione. Tra queste metteva nel calderone anche Daniele Leodori: “Mi chiamò Daniele Leodori per assumere una persona. E questo tizio arrivò con aria strafottente dicendo che doveva piglià seimila euro al mese, se nò non veniva a lavorare”.

Leodori per ora indagato (il GIP dovrebbe decidere per la sua archiviazione) si avvale della facoltà di non rispondere e rifiuta di procedere all’interrogatorio dell’avvocato Diddi. 

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