Mori, analisi economica: “L’Italia muore perché è ed è stata virtuosa nei conti pubblici”

CONTI PUBBLICI

di Cinzia Marchegiani

Cosa c’è che non va in questa economia e globalizzazione che accetta il suicidio di padri di famiglia, di giovani ragazzi che decidono di compiere un gesto estremo come unica soluzione ad futuro senza dignità? Cosa c’è in questo Paese, se senza reagire, ha assistito e spesso aiutato la svendita o la delocalizzazione del patrimonio industriale italiano? Come può una Repubblica Democratica accettare che un disabile, un malato non possano permettersi cure, assistenza alla persona, diritto allo studio se ogni mattina si leggono storie di discriminazione proprio verso le persone più fragili?

Come siamo arrivati a questo punto?

Una riflessione aperta dell’Avvocato Marco Mori potrebbe materializzare molti pensieri che da moto tempo il popolo denuncia. Le grida di sofferenza che invocano pietà sembrano rimbalzare verso un muro di gomma che rappresenta questa classe politica che ancora è intenta a sfornare proclami ma non recidere alla base le cause di una deriva e una spirale senza fine che sta portando alla morte questo sistema illogico. Il governo sordo sembra tirare dritto per la propria tangenziale, non importa chi comanda, l’importante che non vengano toccati i loro dritti, ma soprattutto privilegi d’oro, una casta che si alimenta con leggi e decreti ad personam… altro che Berlusconi!

L’ITALIA MUORE PERCHÉ E’ ED E’ STATA TROPPO “VIRTUOSA” NEI CONTI PUBBLICI

Il nostro Governo ed i media continuano semplicemente a prenderci in giro imputando la crisi a elementi assolutamente macroeconomicamente irrilevanti quali l’evasione o la corruzione che come noto non possono aggiungere o togliere nulla alla quantità di moneta concretamente esistente.

Ogni anno la finanza sottrae moneta dal sistema imponendoci avanzi primari.

Ovvero imponendoci di vivere al di sotto delle nostre possibilità spendendo meno di quanto tassiamo.

Avete capito bene: sono oltre vent’anni che l’Italia tassa più di quanto spende, sono oltre vent’anni che il paese è più che virtuoso (Bilanci Ufficiali dello Stato Italiano alla mano).

La moneta non cresce nei campi e dunque se ogni anno lo Stato ne toglie dalle nostre tasche più di quanta ne immette, ogni cittadino diverrà sempre più povero.

Tale politica viene imposta all’Italia, in forza delle cessioni di sovranità monetaria ed economica disposte con i Trattati UE proprio dal 1992.

La nostra economia muore perché manca la moneta per farla funzionare esattamente come accadrebbe ad un corpo umano che non abbia sufficiente sangue in circolo. Più un’economia è florida più serve moneta per scambiare beni o servizi. Senza moneta la crescita diventa impossibile.

Per completezza voglio significarvi quali sono i metodi potenziali con cui la moneta viene immessa nel sistema. Sono cinque:
1. Attraverso la stampa diretta da parte dello Stato;
2. Attraverso il deficit di bilancio finanziato dalla propria Banca Centrale;
3. Attraverso il deficit di bilancio finanziato dai mercati;
4. Attraverso i prestiti delle banche commerciali che creano letteralmente moneta dal nulla in forza alla cd. “riserva frazionaria”;
5. Attraverso le esportazioni.

I metodi di cui ai punti 1) e 2) sono vietati dai Trattati Europei.

Il metodo di cui al punto 3) è consentito solo con i limiti di disavanzo imposti sempre nei Trattati ed a breve diventerà espressamente vietato con l’entrata in vigore del Trattato cd. Fiscal Compact. Il limite al disavanzo annuo (fissato nel 3% del PIL) tuttavia non ha mai consentito all’Italia di spendere più di quanto tassava, visto che il costo degli interessi sul debito era maggiore del tetto massimo del deficit possibile, da qui la già citata serie record di avanzi primari (abbiamo quindi sottratto ogni anno moneta dall’economia reale).

Restano dunque a disposizione unicamente i metodi di immissione di cui ai punti 4 e 5.

Il metodo 4, ovvero la creazione di moneta da parte delle banche commerciali (che peraltro è una prassi che non trova legittimità normativa portando ad ipotizzare che tale denaro sia sic et simpliciter falso), funziona solo fino a quando le banche espandono il credito. Infatti è intuitivo comprendere che, dato che il prestito comporta il pagamento d’interessi, all’estinzione dello stesso ci sarà meno moneta in circolazione all’interno dell’economia reale.

Come noto le banche oggi non stanno espandendo il credito e dunque abbiamo un’ulteriore riduzione della base monetaria.

Pertanto se la moneta non entra da uno degli altri canali le insolvenze diventano un fatto matematico perché il denaro per pagare, come le sedie nel gioco del “ballo della sedia”, non basta per tutti.
Solo le esportazioni possono dunque consentirci di recuperare fisicamente la moneta necessaria al sostentamento dell’economia.

Questa è la politica posta in essere dal nostro Governo e dall’UE che intendono rafforzarla attraverso l’abbattimento del costo del lavoro.

Ovviamente, essendo in deflazione tale scelta non ha alcun senso, si potrebbe immettere moneta senza far soffrire nessuno, ma vi è di più.

Le esportazioni non potranno mai divenire l’unico canale di ingresso di moneta fresca nel sistema perché se c’è un esportatore deve esserci anche un importatore e dunque qualcuno che ha moneta da darci.
Se tutto il mondo volesse esportare chi diamine dovrebbe importare?
I marziani?
Ovvio che per esportare serve che altri paesi espandano la base monetaria comprando nostri prodotti con uno degli altri canali possibili citati. In sostanza con le attuali politiche siamo completamente in mano alle determinazioni altrui.

Il criminale sistema economico che ci impone la finanza oggi con il totale appoggio dei Governi nazionali dal 1992 in poi, è identico in tutto e per tutto al gioco del “ballo della sedia” ( il ballo della sedia è un gioco molto popolare che probabilmente anche molti di voi facevano da piccoli. Il gioco si svolge in questo modo: i bimbi si trovano seduti su delle sedie, una per ciascuno di loro. Appena si da il via alla musica tutti devono alzarsi, mentre un “arbitro” toglie una delle sedie. Quando la musica si spegne i bimbi devono tornare a sedersi). Ma ovviamente, con una sedia in meno, ad ogni turno un bambino non troverà più posto per sedersi e verrà eliminato dal gioco e ciò fino a che non rimarrà un solo bimbo, il vincitore del gioco.

Riprendiamoci la nostra dignità ricominciando a pensare e ragionare autonomamente da nazione sovrana.

avv. Marco Mori

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