Venezuela: che cosa sta accadendo realmente?

di Mario Galli

Il Venezuela sta vivendo una’ondata di proteste che ha determinato scontri tra sostenitori del governo e l’opposizione. Ciò ha scatenato cruenti disordini in diverse città. Raccogliendo notizie su Internet, ho voluto mettere a confronto fonti ufficiali (BBC) con fonti provenienti da blog personali.

La BBC è stata tra le testate giornalistiche più interessate alla vicenda Venezuela. La testata ha descritto un Paese al collasso, con analisi economiche e politiche.

Questa ondata di proteste viene descritta dalle fonti ufficiali come la più grande protesta nel Paese dal dicembre 2014. All’epoca l’opposizione scese in piazza per chiedere le dimissioni del presidente Nicolàs Maduro. Infatti è stata definita “la madre di tutte le marce”: la protesta, ha commentato l’opposizione, rimarrà per le strade fin quando non saranno raggiunti gli obiettivi prefissati.

Quali sono gli obiettivi della protesta? Tra questi la richiesta di elezioni anticipate, previste originariamente per ottobre 2018; il rilascio dei prigionieri politici – imprigionati per le proteste del gennaio 2014 – e l’apertura di un canale umanitario per farmaci e cibo.

I blogger contattati hanno riportato anche un particolare non di poco conto (omesso dalla BBC), ovvero che questa protesta ha invaso anche le province ed i piccoli centri che, addirittura, hanno sorpassato per proteste la stessa Caracas. Tutto ciò a differenza del periodo di Hugo Chavez, definito appunto chavismo, sotto il quale solo le grandi città mostravano quel dinamismo intellettuale e sociale che può sfociare in dissenso.

La risposta del governo Maduro. La BBC riporta poi, in modo del tutto imparziale anche il parere del governo, che sostiene si tratti di un tentativo di colpo di stato e per cui ha schierato le forze di sicurezza lasciando una decina di morti, tra cui 9 persone morte durante l’assalto ad una panetteria di Caracas. Alle accuse dell’opposizione sugli eccessi della polizia, il governo ha risposto accusando di fomentare la violenza ed il terrorismo, ma soprattutto di voler aprire la strada per un intervento straniero.

Di fatto però, molti blogger raccontano che il saccheggio di intere città avvenga proprio da parte del governo al fine di incolpare i manifestanti.

Perché in Venezuela il popolo è sceso in piazza? Per capire i perché di questa ondata di proteste occorre partire dall’inizio – ed in questo è utile l’analisi della BBC – ovvero dal 31 Marzo 2016, quando la Corte Suprema ha emesso una sentenza che ha permesso a Nicolàs Maduro, presidente in carica, di esercitare i poteri dell’Assemblea Nazionale (come se in Italia il Presidente del Consiglio assumesse i poteri, oltre che di capo del governo, anche del Parlamento stesso – esecutivo e legislativo insieme).

Quando la sentenza è dunque diventata di dominio pubblico, l’opposizione non ha esitato a definirla come “colpo di stato”, annunciando l’immediato inizio della mobilitazione. A nulla sono valsi gli appelli alla distensione e vano è stato anche il tentativo maldestro della Corte Suprema di annullare la sentenza.

Sebbene già da tempo l’Assemblea Nazionale venezuelana avesse subito umiliazioni da parte della Corte Suprema, la sentenza del 31 Marzo 2016 ha rappresentato per l’opposizione l’ultima prova di rottura dell’ordine democratico venezuelano e la volontà di prevaricare la volontà popolare espressa nelle elezioni legislative.

Il leader dell’opposizione, Henrique Capriles, ha dichiarato in una intervista alla BBC, che si tratta di colpo di stato poiché la Corte Suprema ha ormai assunto i poteri dell’Assemblea Nazionale (come se in Italia i giudici della Corte di Cassazione assumessero i poteri del Parlamento).

Il malessere economico del Venezuela. Vero è che queste proteste sono solo un elemento catalizzatore di un malessere economico che il Venezuela sta vivendo dal 2014. La caduta dei prezzi del petrolio sembrerebbe aver determinato una crollo delle entrate per lo Stato venezuelano di circa il 96%, aggravando in tal modo la carenza di cibo e di generi di prima necessità.

Si aggiunga a questo la cronica carenza di forniture che, insieme alla più alta inflazione del mondo, ha causato gran parte dei problemi di accesso al cibo. Cibo che è sempre più scarso, poiché gli scontri impediscono costantemente gli approvvigionamenti. Di contro il regime (come definito ovviamente dai blogger dell’opposizione) è impegnato solo a reprimere la protesta piuttosto che a trovare soluzioni alla fame ed al degrado.

Dunque, secondo alcuni sondaggi, sembrerebbe che tutto questo abbia portato ad un calo della popolarità del presidente Maduro ed alla conseguente richiesta sempre più pressante, da parte dell’opposizione, di elezioni anticipate.

La possibilità che vi possano essere dei negoziati a breve termine non è del tutto improbabile ma, vista l’esperienza fallimentare del 2014, lo scetticismo è d’obbligo. Anche perché, sebbene la fame stia dilagando e la repressione si faccia sempre più dura, la partecipazione complessiva della popolazione alle manifestazioni rimane elevata, anzi viene definita incredibilmente alta se si considera che dura da oltre un mese e mezzo.

 

 

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