Fiumicino, Pamela Mastropietro: “Quella disumanità chiamata silenzio!”

 

di Cinzia Marchegiani

Fiumicino (Roma) – Pamela Mastropietro, solo per un caso le valigie che la contenevano sono state ritrovate a bordo di quel canale. La sua morte, l’accanimento disumano sul suo corpo sono solo una parte di una storia raccapricciante. Azioni efferate certosine per distruggere, cancellare e smaterializzare il suo corpo su questa terra hanno mostrato un volto di questa società che fa molto riflettere e soprattutto interrogare.

Il silenzio scelto come strumento per depotenziare questo abominio è l’altra faccia di questa medaglia che fa ancora più orrore.

La morte di Pamela ha lasciato nell’immaginario collettivo un grande vuoto, un vuoto che però ha inviato un forte messaggio subliminale: certi argomenti non si devono toccare, perché scomodi e inquietanti.

Avete provato minimamente a mettervi non solo nei panni della mamma, dei familiari ma anche delle nuove generazioni? I messaggi lanciati da questa politica e società ambigua dovrebbero far riflettere. Un atto di coraggio è mancato da molte parti.

Alessandro MELUZZI Avv Marco Valerio VERNI

 

IL CONVEGNO. UN MOMENTO PER RIFLETTERE, SERVE UN ATTO DI CORAGGIO. Il Convegno tenutosi a Fiumicino lo scorso 26 settembre dal titolo “PAMELA MASTROPIETRO: L’ALTRA VERITA” è stato promosso dall’Associazione Donne per la Sicurezza Onlus in collaborazione con l’Avv. Marco Valerio Verni, legale della famiglia Matropietro ed altri illustri relatori.

UN EVENTO DOLOROSO, MA NECESSARIO. PAMELA DOVREBBE ESSERE LA FIGLIA DI TUTTI NOI 
Barbara Cerusico, Presidente dell’Associazione Donne per la Sicurezza Onlus ci tiene a spiegare quali siano stati i sentimenti, l’impegno e le criticità vissuti per realizzare l’evento e ringrazia tutti coloro che con la partecipazione hanno contribuito a realizzare con successo il convegno. Un incontro pubblico che doveva consegnare alla famiglia ma anche la società umana di cui tutti noi facciamo parte – o almeno dovremmo – dignità nei confronti di una ragazza e la sua famiglia e la condanna unanime ‘senza se e senza ma‘ nei confronti di chi pensa che ci siano omicidi di cui si può facilmente dimenticare perché non favorevoli alle logiche che nulla hanno a che vedere con l’onestà intellettuale e la coerenza.
CERUSICO:  “UN RINGRAZIAMENTO SPECIALE ALLA MAMMA E ALLA NONNA DI PAMELA”
Alessandra VERNI Barbara CERUSICO
“I giorni precedenti l’evento sono stati giorni di intenso lavoro ma ci hanno portato, grazie agli illustri relatori, ad un confronto tra diverse professionalità’ , con un appagante scambio di idee sotto il profilo tecnico professionale, ma ancor di più personale.
Non sono mancati momenti di critiche, di intoppi, di cui tuttavia ho apprezzato, per la gran parte, la costruttività e la volontà’ di arrivare al giorno del Convegno, volani indispensabili per l’organizzazione di eventi futuri.
Desidero ringraziare tutti i relatori per la partecipazione e per i loro interventi che sono stati davvero illuminanti, al fine di comprendere meglio la tragedia di Pamela: Avv. Marco Valerio Verni, Prof. Alessandro Meluzzi, la splendida moderatrice Chiara Giannini, Avv. Elisabetta Aldovrandi, Dott.ssa Emanuela Lupo, Cons. Stefano Costa, Avv. Massimiliano Gabrielli, Dott.ssa Valentina Mercurio, Dott. Fabrizio Santori, On. Gianni Tonelli, On. Tullio Patassini
Ma, permettete di dire che il mio ringraziamento speciale va alla mamma di Pamela, Alessandra Verni e a sua nonna, che hanno ascoltato in silenzio gli interventi, per lo più cruenti, un ringraziamento va alla loro forza… Per quanto mi riguarda, ero molto agitata, ero provata, era come se alcune descrizioni fatte dai relatori, aprissero ferite in me, immagino, anzi posso solo immaginare cosa provavano loro! Le abbraccio forte oggi, come ho fatto ieri e come faro’ sempre… sono troppo coinvolta personalmente!
E come non ringraziare una persona speciale, il Vice Presidente Roberta Sibaud, che ha lavorato da Roma, dietro le quinte e che non e’ potuta essere con noi causa inaccessibilità’ Sala Convegno… Siamo nel 2018 e Amministrazioni Pubbliche ancora non abbattono le barriere architettoniche (uno scandalo solo italiano!)
Ringrazio gli amici che sono venuti da Roma, in primis la Dottssa Anna De Sanctis Segretario Nazionale dell’Associazione, l’Avv. Erika Iannucci e l’amica Monia Vizzaccaro, Paola Vegliantei, Giovanna Canzano, Fabio Pietrosanti, Tonino Campolo, Alfredo Ingrosso, Stefano Locci (che in corner mi ha salvato, permettendomi di stampare la mia relazione!)
Ringrazio mia madre, che non e’ potuta essere vicina a me ma ha sopportato le mie sfuriate e le mie stranezze telefoniche, durante le nostre chiamate serali…
Ma non dimentico quello che ha fatto per me un AMICO (lui sa!), un AMICO di quegli AMICI che sono rari: Stefano Calandra scrittore, che e’ stato il nostro Sponsor e che nonostante avesse una attività da mandare avanti e’ stato tutto il tempo vicino a me.”
IL PRESIDENTE CERUSICO APRE IL CONVEGNO: “L’OMICIDIO DI PAMELA NON E’ UN FEMMINICIDIO” 
Giannini, Cerusico, Aldovrandi, Meluzzi

 

Il Presidente dei Associazione Donne per la Sicurezza Onlus, Barbara Cerusico apre il convegno facendo molti distinguo e lanciando un messaggio forte a chi vorrebbe mettere a tacere questa orribile pagina di storia tutta italiana e squarciando quel mondo che non si vorrebbe mostrare, quello delle emozioni che i ragazzi hanno vissuto in merito alle notizie di Pamela e per questo motivo ha letto al pubblico la lettera che Jacopo (suo figlio e amico alle medie di Pamela) ha scritto nella notte in cui è stata lanciata la notizia del ritrovamento del cadavere nelle due valigie:

“Apro ed ho fortemente voluto questo evento non come Presidente di un’associazione contro la violenza, ma come donna, come mamma. Sento un legame profondo con questa vicenda orrenda, che sta scuotendo l’opinione pubblica ma che al contempo la pone nell’oblio. Una vicinanza dovuta al fatto che io l’ho conosciuta. Una cosa però mi preme sottolineare, Pamela non e’ un femminicidio, come tanti hanno scritto! Pamela rientra nella cronaca degli omicidi, il più’ efferato omicidio nella storia dell’Italia. E’ doveroso distinguere i due fenomeni e non e’ corretto far ricadere ogni omicidio, dove la vittima e’ una donna nel femminicidio, creando cosi’, a volte situazioni di allarme non fondate su dati oggettivi.

Dopo la notizia del ritrovamento del cadavere di Pamela la società’ ha colto l’occasione per sfoggiare moralismi o impeccabili pruderie perbeniste, inscenando improvvisati e fin troppo facili processi ai genitori, ‘incapaci di sorvegliare la figlia’ o ‘assenti’. Se non addirittura di liquidare l’orrore di un crimine con un altrettanto agghiacciante ‘in fondo se l’è un po’ cercata’.

Nell’odiosa abitudine dei sadici morbosi, pronti ad affondare il colpo nel dolore e nello strazio di una famiglia che piange una figlia uccisa, di cercare per forza una colpa anche nella vittima, fioccano adesso le accuse, i ‘però se’ e, naturalmente, le sentenze al vetriolo vomitate sulla scia di ‘a mia figlia non sarebbe mai potuto succedere’. Certo, perché ogni genitore parte dallo stesso punto, che è la sicurezza assoluta di poter garantire protezione, tutela, assistenza ai figli. Non solo di esserci, ma anche di accorgersi di tutto, di prevenire, di salvare.

Peccato che non sia così facile. Perché un figlio a un certo punto smette di essere il sunto di ciò che ci si è impegnati a plasmare, per essere una persona. Con le proprie fragilità, anche, spesso insondabili, spesso nascoste benissimo persino a se stessi, figuriamoci ai genitori.

Pamela era una ragazza fragile, divorata dalle proprie insicurezze, più labile e sofferente delle coetanee che si disperano per una delusione amorosa ma trovano conforto in un chilo di gelato da condividere con le amiche fra una lacrima e l’altra. Il suo malessere era radicato, viscerale, forse inguaribile, lo si legge in maniera così evidente tra le righe di quei post, fra le emoticon e le citazioni delle canzoni preferite. Forse nemmeno lei sapeva davvero come poter aiutare se stessa, forse avrebbe semplicemente voluto continuare a coltivare i suoi sogni, le sue speranze, ma era schiacciata da un dolore che non era in grado di capire, quindi di combattere.

Forse era circondata da persone ma sola, perché così la faceva sentire la sua fragilità”.

 

LETTERA PUBBLICA DI JACOPO, COMPAGNO DI PAMELA ALLE MEDIE 

“Indescrivibile il brivido che ha attraversato tutto il mio corpo leggendo queste righe..
Io, ho avuto la fortuna di conoscerla, apprezzarla, riderci insieme.
Nella mia mente ho ancora nitidi ricordi di questo piccolo angelo che oggi, per decisione di qualcuno, non potrò mai più incontrare.
Apprendere una cosa del genere non è bello.
La violenza (in generale) non è una cosa giustificabile in alcun modo, verbale, psicologica, sessuale, nei confronti di una donna o di un uomo! Nessun essere umano può permettersi di entrare con violenza nella vita di un altro essere umano.
È stato commesso un atto osceno, non degno di una persona, un gesto animale, inumano! NON esiste alcun essere che possa permettersi di giudicare o decidere, quando, dove e come debba finire la vita di una persona! 
Sono indignato, schifato, amareggiato e triste.
Questo è un messaggio a tutte le donne, a tutti gli uomini, all’umanità intera, le persone sbagliano, prendono strade e decisioni opinabili magari alle volte si isolano e fanno di tutto per non essere aiutate, non tutti siamo perfetti e non tutti siamo invincibili, sulle nostre fragilità e unicità costituiamo la bellezza di essere umani, però manca in molti di noi un senso comune di appartenenza, regna molto spesso l’indifferenza, il giudizio che per altro ormai avviene per imprinting e non per esperienza, un giudizio dato dalla mera capacità osservatrice di ognuno di noi
Ci sono persone fragili, che hanno bisogno..
Di cosa?
Non di un aiuto ma di AMORE. 
Invito tutti a dedicare qualche minuto a riflettere sulla violenza, e all’opportunità dataci di essere umani, ma soprattutto, l’utilizzo che ne facciamo.
Ancora tremo…
Questo, non è un gran giorno per l’Umanità.
R.I.P. Pamela
Il tuo amico delle medie Jacopo”

La cosa più aberrante che può fare una società è giustificare un abuso, un omicidio e in questo caso un vilipendio nei confronti di una bellissima ragazza deprezzando la vittima per le sue fragilità, per le sue scelte. D’altronde lo viviamo tutti i giorni leggendo sui giornali i casi di omicidio…”Aveva la minigonna, uccisa” e poi usati questi articoli di giornale dagli avvocati in tribunale per trovare un sostegno all’attività della difesa dell’assassino.

Cambierà questa società quando dal professionista alla casalinga, dalle nuove generazioni ai politici non si cercheranno scappatoie inaccettabili che giustifichino l’aggravante di efferati omicidi sminuendo o colpevolizzando la vittima. Sembra un film horror eppure la realtà è anche peggiore.

L’evoluzione umana ha ancora tanto cammino da compiere.

 

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