Sanità italiana sull’orlo del baratro. Giuliano (UGL): “Mancano infermieri, LEA non assicurati”

Allarme e denuncia

di CInzia Marchegiani

La sanità italiana è sempre più sull’orlo del baratro.

Una denuncia pesante quella del sindacato UGL Salute, ma per molti che da tempo scrivono e testimoniano con articoli da anni ormai non è una novità. Purtroppo. La polica nel tempo e in modo certosino sembra aver svuotato l’essenza del capisaldo di questa nazione, la sanità pubblica.

Il segretario della UGL Salute, Gianluca Giuliano mostra come una fotografia angosciante la situazione:

“Ogni giorno commentiamo una notizia che testimonia lo sfascio del SSN. Abbiamo lanciato nei giorni scorsi l’allarme sulla medicina d’emergenza e oggi la nostra attenzione si sposta sul drammatico dato che certifica la carenza del numero degli infermieri. Si parla di circa di oltre 60.000 unità in meno rispetto alla media europea: circa 27mila al nord, 13.500 al centro e 23.500 nel Sud e nelle isole. Sono numeri che testimoniano l’assoluto fallimento delle politiche del passato quando la sanità, servizio primario per i cittadini, è stata vittima di tagli scellerati. Ma pongono anche l’attenzione su quanto fino ad oggi, nonostante promesse sbandierate ai quattro venti, non è stato fatto. Tra un annuncio e l’altro la sanità è svuotata di personale e così l’assistenza, sia territoriale che nelle strutture, è un autentico miraggio. Non c’è da sorprendersi, ma certamente da indignarsi. Perché a questo dato – prosegue il sindacalista – possiamo aggiungere quello reso noto in questi giorni sui Livelli Essenziali di Assistenza per il 2019. Sono sei le Regioni che il Ministero della Salute ha dichiarato inadempienti: Valle d’Aosta, Alto Adige, Basilicata, Molise, Calabria e Sicilia mentre sono ben otto quelle che, rispetto all’anno precedente, hanno peggiorato le proprie performance sulla prevenzione”.

CONCLUDE GIULIANO: “La sanità italiana, nonostante i continui esempi di generosità e professionalità degli operatori sanitari, continua ad arrancare, zavorrata da un sistema che va radicalmente cambiato. Per farlo serve una scelta coraggiosa: investire senza esitazioni per mettere al centro del progetto gli operatori sanitari, destinare risorse alla medicina territoriale, assicurare in ogni punto dell’Italia strutture, nuove o ammodernate e al passo con i tempi, in grado di rispondere alle esigenze dei cittadini”.

 

La sanità pubblica ha subito tagli pesantissimi, già da tempo ormai gli stessi operatori sanitari hanno sollevato questa disastro che si sta consumando con una strategia quasi certosina. Opsedali che già in tempi di non emergenza sanitaria avevano difficoltà a gestire i flussi dei cittadini, non è quindi una sorpresa l’incapacità di gestire una inedita gestione covid.

Qualcuno risponderà per questo assurdo piano?

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