Autismo. Londra proposta shock. L’epidemia nascosta in favore di chi?

di Mario Galli 

Londra Quando una diagnosi di autismo diventa un mero atto burocratico, si finisce per dover soddisfare le agenzie governative. Quando una diagnosi di autismo viene tenuta nascosta, c’è il rischio di trasformare le statistiche in un mero atto di catalogazione e non più di autentica ricerca scientifica.

Di cosa stiamo parlando?

Un servizio della nota emittente televisiva inglese BBC, ha svelato che in 5 sobborghi, nel sud-ovest di Londra, stanno apparendo numerosi casi di bambini autistici. Le strutture esistenti avrebbero proposto di ridurre il numero di bambini con diagnosi di autismo ai soli casi più gravi.

La National Autistic Society si è detta “profondamente preoccupata” per questo tipo di proposta. Il monitoraggio del servizio sociale nel sobborgo sud ovest di Londra, ha fotografato un servizio sotto forte pressione. I tempi di attesa per le diagnosi di autismo sono a 10 mesi. Si parla di addirittura 750 casi in un anno.

Il rapporto del monitoraggio effettuato dai commissari NHS, ha riportato che “l’effetto della revisione dei criteri deve essere quello di ridurre il numero di bambini che sono in grado di accedere ad una valutazione diagnostica completa”.

Ridurre il numero di bambini diagnosticati, per questi scienziati, sarebbe come a dire ridurre il numero di casi di autismo. Per le statistiche ufficiali, aggiungiamo noi. Per pulirsi la coscienza? Allertiamo.

Numerose sono le famiglie preoccupate per questo tipo di proposta, poiché verrebbero lasciati senza diagnosi, quindi senza cure ed assistenza, migliaia di casi.

Tale proposta segue quella simile effettuata lo scorso anno da alcuni dirigenti sanitari in Scozia e nell’Irlanda del Nord.

Ma tale soluzione ha scatenato la protesta dalla National Autistic Society: come si fa a sapere quali sono i casi più gravi se non vengono visitati i bambini?

Contemporaneamente va detto che alcune autorità sanitarie inglesi sono accusate di aver tenuta nascosta, negli ultimi due decenni, una vera e propria epidemia di autismo.

Da quando i rapporti sull’autismo si sono basati sul rinvio, piuttosto che sulla diagnosi, i bambini non sono stati più qualificati come autistici e non hanno ricevuto i doverosi servizi di supporto.

Ma se guardiamo ai 32 quartieri di Londra, dove potenzialmente in ognuno c’è la possibilità di avere 300 nuovi casi annuali di autismo, stiamo parlando di 10.000 nuovi casi all’anno per la città di Londra.

Nessuna fonte mainstream si è chiesta perché stia accadendo tutto ciò. Chiunque osa parlare di questo spiacevole argomento viene bannato da Internet e gettato nell’oblio.

Che l’autismo sia in netta crescita lo rivelano numerose ricerche scientifiche. Perché debba essere tenuta nascosta la gravità della situazione non è ancora chiaro. Possiamo solo ipotizzare.

Proviamoci.

L’autismo è una delle disabilità più stravaganti con le quali ci si possa trovare ad avere a che fare. Le sintomatologie ed i comportamenti possono essere diversi da soggetto a soggetto, ma anche nell’evoluzione del soggetto stesso. Non è detto che un disturbo, afferente all’autismo, rimanga tale e lampante nel corso di tutta la vita.

Se fossi presidente di una casa farmaceutica ed avessi la possibilità di sperimentare dei farmaci su delle persone, delle quali non frega niente a nessuno, che magari nemmeno parlano, la cui morte non desterebbe scalpore in nessun parente (o perché non ne hanno, o perché si sono resi irreperibili), quale scrupolo avrei a procedere con la sperimentazione?

Lo so, è un discorso crudo, ma non credo si discosti dalla realtà dei fatti. Spero di sbagliarmi. Ma perché allora la crescita esponenziale dei casi di autismo non viene affrontata come si deve?

 

 

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