La piena di Raganello. La tragedia consegna un bilancio assurdo, 10 morti. Ritrovati 3 ragazzi, stanno bene

 

di Cinzia Marchegiani

Castrovillari (Cosenza) – Nel pomeriggio del 20 agosto una ondata di piena del torrente Raganello, nel comune di Civita, in provincia di Cosenza, nel Parco Nazionale del Pollino ha investito un gruppo di una dozzina di escursionisti.

Sono proseguite per tutta la notte le ricerche di dispersi sul torrente Raganello.

Alle ore 13:30 i Vigili del fuoco sono riusciti a trovare in altra zona i tre ragazzi dati per dispersi ieri pomeriggio, stanno tutti bene.

La tragedia del Raganello ha un bilancio altissimo, 10 persone decedute, mentre 14 sono state salvate dai Vigili del fuoco:

Sono 60 le unità Vigili del fuoco impegnate nelle ricerche dei dispersi dopo l’ondata di piena che ha travolto diversi escursionisti nella forra del torrente Raganello, in prossimità dell’abitato di Civita.
In corso la ricerca delle persone segnalate come disperse con l’utilizzo dell’elicottero Drago del reparto volo di Salerno, mentre specialista speleo dei vigili del fuoco esplorano le aree più impervie della forra. Una squadra di sommozzatori e soccorritori acquatici procedono all’esplorazione delle vasche d’acqua più profonde.

Il coordinamento delle squadre di soccorso è effettuato dall’unità di comando avanzato insediata sul posto e coadiuvata dagli esperti in topografia applicata al soccorso è della comunicazione in emergenza.

REGIONE CALABRIA, IL PRESIDENTE OLIVIERO: “UNA SCIAGURA IMMANE CHE LASCIA SCONVOLTI”

Il presidente della Regione Calabria,  Mario Oliverio, appreso del tragico incidente nelle Gole del Raganello, profondamente addolorato, per la perdita di vite umane nel corso di una escursione che si è trasformata in tragedia, è costantemente in contatto per seguire l’evoluzione delle operazioni con il Prefetto di Cosenza Dott.ssa Galeone, con l’Assessore Regionale Roberto Musmanno, già sul posto, con il dirigente della Protezione Civile Carlo Tansi, prontamente attivatosi, con il Generale Mariggiò, Commissario di Calabria Verde, che ha messo a disposizione mezzi e strutture e con Luca Franzese del Soccorso Alpino, tutti direttamente impegnati nelle operazioni di soccorso.

“Non ci sono parole.” – ha dichiarato il Presidente Oliverio – “E’ una sciagura immane che lascia sconvolti. Una occasione per trascorrere in compagnia una giornata lieta che si è trasformata in una così grave tragedia, lascia ancor di più attoniti.” Il Presidente Oliverio che si trova fuori regione ha deciso il rientro immediato. 

 

IL PARCO NAZIONALE DEL POLLINO, META DI UN PARADISO A CAVALLO DI DUE REGIONI

Il Parco Nazionale del Pollino si estende su 192.565,00 ettari di terreno ed è posto a cavallo tra due regioni, la Basilicata, detta anche Lucania, e la Calabria. Inoltre spazia dal mar Tirreno allo Jonio, da Cozzo del Pellegrino a Serra Dolcedorme, dai Piani di Campolongo, di Novacco, e di Lanzo, ai Piani del Pollino, dai fiumi Argentino e Abatemarco, alle gole del Lao e del Raganello, ai torrenti Peschiera e Frido. L’intera zona del Pollino è formata dai Massicci del Pollino e dell’Orsomarso. La catena montuosa che fa parte dell’Appennino meridionale a confine con la Basilicata e la Calabria vanta le vette più alte del Sud Italia le quali rimangono innevate per un lungo periodo che inizia a partire dal mese di novembre e finisce nel mese di maggio con lo sciogliersi della prima neve. L’altezza delle sue vette arriva a quota 2.200 mt slm. L’area naturale che gode di un ampio prestigio è composta di rocce dolomitiche, di bastioni calcarei, di pareti di faglia di origine architettonica, di dirupi, di gole molto profonde, di grotte carsiche, di timpe di origine vulcanica, di inghiottitoi, di pianori, di prati, di pascoli posti ad alta quota, di accumuli morenici, di circhi glaciali e di massi erratici.

 

Il sito specifica l’escursione che porta al fiume Raganello:Numerose sono le escursioni da fare nel Parco del Pollino anche senza guide e ideali per i principianti. Per esempio Si può visitare la bella cittadina di Civita dove la comunità albanese giunta in Italia 500 anni fa tramanda ancora oggi la sia cultura, la sua lingua e le sue tradizioni. Il nome deriva da Cifti e significa ‘nido ‘dAquila’ a causa della sua posizione a strapiombo sul torrente Raganello. Qui è possibile visitare il Museo sulla cultura Arbreshe e attraversare il paese verso il belvedere sul Canyon del Raganello. Da qui si scende verso il Ponte del Diavolo a 50 mt. Sul greto del fiume Raganello.

 

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