Veneto, allarme inquinamento da PFAS. Parte il biomonitoraggio sulla popolazione esposta alle sostanze Perfluoroalchiliche

di Cinzia Marchegiani

Regione Veneto – Nel corso dell’estate del 2013, a seguito di alcune ricerche sperimentali su potenziali inquinanti “emergenti” effettuate su incarico del Ministero dell’Ambiente, è stata segnalata la presenza, in alcuni ambiti del Veneto, di sostanze perfluoro alchiliche (PFAS) in acque sotterranee, acque superficiali e acque potabili.

Queste sostanze sono caratterizzate da una notevole resistenza nell’ambiente, associata ad una rilevante capacità di diffusione e da una persistenza molto significativa che determinano una diffusa presenza nell’ambiente idrico, nell’ambiente e negli organismi, incluso l‘uomo, dove tendono ad accumularsi nel tempo.

Popolazione sotto monitoraggio per verificare l’inquinamento e quindi la contaminazione da PFAS, sostanze perfluoroalchiliche che avrebbero inquinato le falde in 21 Comuni.

ULSS 9 SCAGLIERA A MAGGIO PARTE ATTUAZIONE PIANO SORVEGLIANZA, VIA GLI ESAMI DEL SANGUE PER I NATI DAL 1951 AL 2002

Ora l’ Ulss 9 Scaligera a partire dal 2 maggio  ha previsto di dare attuazione al Piano di sorveglianza sulla popolazione esposta alle sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) disposto dalla Regione del Veneto, attraverso la collaborazione dell’Istituto Superiore di Sanità, dell’ Ulss 6 Euganea e dell’Ulss 8 Berica.

Del programma di biomonitoraggio con lettera sono stati informati i Sindaci dei Comuni interessati e i medici di medicina generale del territorio. Questo l’elenco dei Comuni: Albaredo D’Adige, Arcole, Cologna Veneta, Pressana, Roveredo di Guà, Veronella, Zimella, Bevilacqua, Bonavigo, Boschi Sant’Anna, Legnago. Minerbe e Terrazzo.

Il modello organizzativo prevede un’attività di screening sulla popolazione nata tra il 1951 e il 2002, residente o domiciliata nelle aree ritenute di massima esposizione, che riceverà una lettera di invito a domicilio. I soggetti interessati saranno gradualmente convocati presso uno degli ambulatori attivati presso l’Ospedale “Mater Salutis” di Legnago, per eseguire un prelievo di sangue e un esame delle urine. Risponderanno, inoltre, a un questionario somministrato da personale sanitario.

I campioni di sangue raccolti saranno analizzati, per il dosaggio dei PFAS, presso i laboratori di Arpav Verona ed entro 30 giorni dall’esecuzione del prelievo di sangue l’utente riceverà l’esito degli esami eseguiti. Tutte le prestazioni saranno offerte ed erogate in totale gratuità. Il Centro Screening di Montecchio Maggiore, coordinato dal Dr. Rinaldo Zolin, è Centro Coordinatore delle attività stabilite dal Piano Regionale.

RELAZIONE ARPA VENETO, INDIVIDUAZIONE DELLA CONTAMINAZIONE

L’ARPA Veneto ha pubblicato una relazione che permette di approfondire l’origine dell’inquinamento. “L’analisi sul sistema di collegamento degli scarichi fognari dei 5 impianti di depurazione del comprensorio conciario ha messo in evidenza che le concentrazioni più alte provenivano dal depuratore di Trissino. Si è infatti rilevato che il 97% della quantità di PFAS scaricate in fognatura provenivano da MITENI S.p.A. (azienda che produce sostanze perfluorurate tra cui anche alcuni dei composti oggetto della contaminazione)“.

ARPA VENETO: “COPIA DELLA RELAZIONE CONSEGNATA ALLE AUTORITÀ GIUDIZIARIA E ALLE ISTITUZIONI SANITARIE

Il documento ARPA Veneto spiega anche che “Completata questa prima valutazione, si è predisposta una relazione nella quale veniva motivata l’individuazione della fonte di contaminazione prevalente. La relazione è stata consegnata nel corso di una riunione al Ministero dell’Ambiente (11/07/2013). In essa si fa riferimento alle ipotesi di cui agli artt. 304 e sgg. del D.Lgs. 152/06 e s.m.i. Nella relazione è stata evidenziata anche la contaminazione presente oltre che negli scarichi aziendali anche nella falda acquifera di alcuni pozzi presenti nell’azienda. Copia di questa relazione è stata consegnata alla Autorità Giudiziaria. Ad una prima richiesta dell’Area Sanità e Sociale, si è dato seguito il 12/02/2015, informando parimenti l’Autorità Giudiziaria. Alle successive richieste dell’Area Sanità e Sociale, si è dato seguito il 30/09/2015 e il 20/05/2016. Alla richiesta della Presidenza della Commissione di inchiesta bicamerale “sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati”, si è dato seguito il 28/05/2015. La relazione è stata poi aggiornata, su successiva richiesta, il 23/12/2015. Più recentemente, su richiesta del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare è stata trasmessa una relazione (prot. ARPAV N. 123127 del 30/12/2016) contenente gli elementi conoscitivi di d

PFAS IN GRADO DI CAUSARE UNA GAMMA DI EVENTI AVVERSI: “INFLUENZA LO SVILUPPO, LA FERTILITÀ, TUMORE AI RENI, CANCRO AI TESTICOLI, TUMORI ALLA TIROIDE, IPERTENSIONE IN GRAVIDANZA”

Legambiente Veneto approfondisce l’influenza di queste sostanze sostanze perfluoroalchiliche sulla salute umana. I PFAS sono conosciute per la contaminazione ambientale che hanno prodotto negli anni proprio a causa della loro stabilità termica e chimica, che le rendono resistenti ai processi di degradazione esistenti in natura: fotolisi, idrolisi, degradazione biotica aerobica e anaerobica. Oltre alla tendenza ad accumularsi nell’ambiente, i PFAS persistono anche negli organismi viventi, compreso l’uomo, dove risultano essere tossici ad alte concentrazioni. Data la loro capacità di accumularsi negli organismi, la concentrazione di PFAS è bioamplificata man mano che si sale lungo la catena alimentare. Infatti, considerando che l’esposizione dell’uomo ai PFAS avviene principalmente per via alimentare, per inalazione e ingestione di polveri, una volta che queste sostanze entrano nell’ambiente per contaminazione dell’acqua entrano nella catena alimentare attraverso il suolo, la vegetazione e le coltivazioni, gli animali e quindi gli alimenti.

È stato dimostrato, infatti, che PFOA e PFOS sono in grado di causare un’ampia gamma di effetti avversi, fatto che desta ancor più preoccupazione considerando la loro proprietà di accumularsi nell’organismo.
I PFAS, in particolare, sono riconosciuti a livello medico come interferenti endocrini, in grado quindi di alterare tutti i processi dell’organismo che coinvolgono gli ormoni, responsabili dello sviluppo; del comportamento; della fertilità e di altre funzioni cellulari essenziali.
Le patologie maggiormente riscontrate, la cui causa è attribuita all’esposizione prolungata a queste sostanze, sono il tumore ai reni; il cancro ai testicoli; malattie della tiroide; ipertensione in gravidanza; colite ulcerosa; aumento del colesterolo e molte altre.
Infatti PFOA, PFOS e altri composti simili hanno mostrato di poter interferire con la comunicazione intercellulare, fondamentale per la crescita della cellula, aumentando così la probabilità di crescite cellulari anomale con conseguente formazione di tumori, specie in caso di esposizione cronica.

Recenti ricerche – spiega Legambiente Veneto – hanno inoltre messo in luce l’incremento delle patologie neonatali e delle donne in gravidanza nelle aree più contaminate: diabete gestazionale, neonati più piccoli e sotto peso rispetto alla media e altre malformazioni maggiori tra cui anomalie del sistema nervoso, del sistema circolatorio e cromosomiche, (Sono tuttavia necessari ulteriori approfondimenti per una sicura conferma della correlazione diretta tra le patologie citate e l’esposizione a queste sostanze).

USL9: Per informazioni e approfondimenti gli utenti possono chiamare dal lunedì al venerdì, dalle ore 10.00 alle ore 16.00, il numero verde 800059110 o scrivere all’indirizzo mail screnning@aulss8.veneto.it.

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