Per la rubrica FREEDOMBOOK oggi vi segnaliamo “Diario del Terrore“. Un terrorista islamico è solo un freddo dispensatore di morte o anche, e soprattutto, un uomo con le sue passioni e i suoi timori? Mario Galli, l’autore del libro prova a dare una risposta a questa domanda, ben sapendo che spesso non sono le risposte giuste a dover essere date, ma le domande a dover essere cercate.
Di certo un punto di vista insolito rispetto ad un tema di scottante attualità.
Difficile parlare di verità, meglio di verità univoca, in un mondo come l’Islam, così ricco di varietà e diversità. Più facile generalizzare, più comodo lasciare che il punto di vista di pochi prevalga, impedendo un sano e proficuo dialogo attraverso il quale giungere alla verità.
Più facile? L’autore ci spiega: “Diciamo più conveniente per le alte sfere, per quel mondo dei ‘grandi’ che vorrebbe noi ‘uomini comuni’ inattivi, ammaestrati. Come pecore condotte al macello. Eravamo partiti parlando di cultura: la cultura dell’ignoranza (ossimorica ma terribilmente reale) contro la cultura della verità. Come se verità e cultura non dovessero coincidere. Un mondo in cui la rivoluzione deve partire da noi, dalla voglia di conoscere davvero l’altro prima di condannarlo, di offrire alternative reali, di accettare di crescere insieme nella ricerca del comune benessere. Aprire gli occhi, scegliere la pillola giusta come recitava uno dei film più interessanti degli ultimi anni. Avere il coraggio di scegliere quella pillola. E se questa scelta si rivelasse inutile, inefficace, se il buio fosse più reale di quanto previsto? Una rivoluzione che deve partire dal basso, una rivoluzione che ci deve investire in prima persona, che ci deve portare a rifiutare le menzogne dei corrotti, siano essi di destra che di sinistra, una rivoluzione alla cui base ci debbano essere due cose: la voglia di conoscere e quella di comprendere. La voglia di voler aiutare gli altri a trovare la verità, senza pretese di infallibilità, animati solo dalla forza della ragione e del cuore“.
Galli propone con “Diario del Terrore” molte riflessioni affinché sia sollecitato un serio approfondimento, spesso gli schemi forniteci definiti e standardizzati da qualcuno per convenienza sono insufficienti, anzi scarsi per conoscere un mondo complesso e ancora indecifrabile, lontano dalla nostra occidentalità: “Viviamo in un mondo che vuole etichettare, che ha bisogno di etichettare per esemplificare il più possibile una realtà multiforme e complessa. Viviamo in un mondo che non vuole comprendere, ma solo difendere la sua bieca ottica d’interesse personale, un mondo dove porgere la mano destra troppo spesso significa nascondere con la sinistra un pugnale dietro la schiena. Un mondo in cui si vorrebbe far dimenticare il vero significato delle parole, dei valori. Un mondo dominato in cui si cerca di ridurre la cultura ad un elemento sempre più di facciata, ad un sapere modellato su l’utile e non sulla verità, un orizzonte culturale nel quale diventa gioco forza dichiarare nemici coloro ai quali si continuano a vendere armi senza suggerire al contrario percorsi attraverso i quali – continua Galli – giungere ad un reale sviluppo. L’11 settembre ha segnato profondamente le coscienze di tutto il mondo, aprendo nuovi spiragli di riflessione e portando alla ribalta problemi e situazioni che era stato fatto in modo che la nostra coscienza nascondesse nella sua parte più profonda. Il nemico. Questo è sembrato negli ultimi anni l’elemento fondamentale col quale identificare il mondo islamico: Khomeini, Hussein, Bin Laden, Talebani, Isis. Come se tutto fosse riducibile all’agire di pochi personaggi, un po’ come se l’occidente fosse tutto da condannare solo per l’esistenza di menti folli come quella di Hitler“.
Generalizzazioni, manipolazioni? Il libro propone la storia di uno shaid, rompendo quello schema mentale dove i volti dei medio orientali hanno ormai assunto le fattezze degli assassini, degli esaltati…dei cattivi.
Ma attenzione Galli spiega: “Come in un folle western, noi i portatori della cultura, loro i selvaggi da cui guardarsi. Con una differenza in più: come Custer siamo noi ad essere sotto assedio adesso, siamo noi a pagare il debito di sangue contratto con quelli che adesso chiamiamo assassini. Questo ovviamente non giustifica l’orrore e il vento di morte che il mondo fondamentalista ci sta scagliando addosso. Una cosa è certa: prima di combattersi bisognerebbe conoscersi davvero ed imparare a rispettarsi, cercando delle soluzioni che permettano a ciascuno di poter esprimere la reale sua essenza. Essenza. Verità“.
Il libro è reperibile sul sito ILMIOLIBRO, cliccare qui