Sanità, dati conto annuale MEF. Giuliano (UGL) mostra l’inganno: “Mancano operatori e piano rilancio”

La denuncia…l’ennesima

 

Non tutto ciò che riluce è oro. A fare i conti ai dati del conto annuale MEF interviene Gianluca Giuliano Segretario Nazionale della UGL Salute:

Scorrere i dati del Conto annuale pubblicato recentemente dal Mef, e riferito all’anno 2020, non deve trarre in inganno. Crescono nella sanità pubblica le assunzioni rispetto al 2019 ma se analizziamo i dati del decennio, quindi a partire dal 2011, è palese come non si sia riusciti a porre rimedio alla politica di tagli e depauperamento. Nel 2011 gli assunti in forza al SSN erano 682.542, nel 2020 la cifra è di 664.686, con un leggero incremento rispetto all’anno precedente. Solo l’arrivo di un evento inaspettato e catastrofico come il Covid ha portato a mettere una toppa che si è dimostrata solo un palliativo di fronte a un problema cronico

Prosegue il sindacalista nella sua denuncia pubblica:

Si è ricominciato ad assumere, è innegabile, solo per fronteggiare l’emergenza e non certo per un piano di rilancio del SSN. I Pronto Soccorso e gli ospedali sono sull’ orlo del collasso e in troppi casi gli italiani rinunciano a curarsi. Gli operatori sanitari sono in numero insufficiente per poter garantire i livelli adeguati assistenza e lavorano in condizioni drammatiche, rinunciando a riposi e ferie, esposti a continui rischi di aggressioni e violenze fisiche e psicologiche come dimostrato dai tanti casi di burn-out certificati. Inutile sbandierare quindi i dati del 2020. La piccola crescita di personale assunto non è sufficiente, e rilevare che si sia fatto ricorso in maniera massiccia a contratti a tempo determinato e a co.co.co mostra il perdurare dell’assenza di una strategia e di una programmazione che rivoluzionino il SSN“.

Gianluca Giuliano conclude con amarezza:L’Italia rimane un fanalino di coda per quanto riguarda gli stipendi, se ne discute in questi giorni, e quelli degli operatori sanitari non fanno certo eccezione. In Europa, a parità di incarichi e competenze ed in alcuni casi con meno ore effettive lavorate, si guadagna di più prestando servizi in ambienti sicuri dove la meritocrazia è un assoluto strumento di crescita. Serve voltare pagina per dare nuova dignità alle professioni sanitarie e restituire agli italiani il diritto ad una adeguata assistenza”.

 

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