Senato. Fiducia al Governo Conte. Dal fallimento del PD la ricetta per far ripartire l’Italia

 

 

di Cinzia Marchegiani

Roma – Il 5 giugno 2018 al Senato primo esame per l’esecutivo Conte. Con 171 voti favorevoli, 117 contrari e 25 astenuti (maggioranza 145)  l’Assemblea ha approvato la mozione presentata dai senatori Crimi (M5S) e Candiani (Lega), che approva le dichiarazioni programmatiche del Presidente del Consiglio dei Ministri Conte ed esprime la fiducia al Governo.

Dalla mafia alla sanità, dalle pensioni dignitose ai tagli dei privilegi, dalla difesa del Made in Italy alla politica estera, Conte annuncia: “La riduzione del debito pubblico deve avvenire attraverso la crescita e non l’austerità”

In apertura di seduta il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha esposto i punti principali del progetto di cambiamento dell’Italia scaturito dalla convergenza delle due forze politiche di maggioranza, M5S e Lega, che hanno sottoposto il contratto di governo ai rispettivi elettorati. Garante convinto dell’esecuzione del programma, il Presidente del Consiglio ha rivendicato con orgoglio le novità politiche e istituzionali che hanno accompagnato la nascita dell’Esecutivo, richiamando i principi della trasparenza, del pragmatismo, dell’attenzione ai bisogni concreti dei cittadini.

Ascolto, esecuzione, controllo dei risultatiha dichiarato il Presidente del Consigliosaranno i principi cardine dell’azione di Governo, che mira a riconquistare una prospettiva di medio-lungo periodo e a restituire alla politica il suo ruolo, esautorato dai processi di finanziarizzazione dell’economia e di apertura dei mercati. Richiamandosi ai valori della Costituzione, il Governo intende garantire i diritti sociali, che negli ultimi anni sono stati smantellati, e dare vita ad un patto del lavoro che preveda un salario minimo orario, un sostegno al reddito per le famiglie più colpite dal disagio economico e pensioni dignitose. La misura del reddito di reinserimento per i disoccupati sarà preceduta dal rafforzamento dei centri per l’impiego. La riduzione del debito pubblico deve avvenire attraverso la crescita e non l’austerità, che lo ha fatto lievitare; occorre inoltre porre fine al business dell’immigrazione, cresciuto a dismisura sotto il mantello finto della solidarietà“.

La lotta alle mafie e alla corruzione si avvarrà di nuovi strumenti, tra cui il daspo per i corrotti e l’agente sotto copertura. 

Non solo.

Il Governo non realizzerà il taglio alla spesa sanitaria previsto dal DEF e si adopererà per ridurre le liste di attesa e – il premier Conte annuncia – garantire una sanità efficiente su tutto il territorio nazionale. Agirà inoltre con risolutezza contro privilegi e sprechi della politica, intervenendo su vitalizi, assegni e pensioni d’oro. Nel quadro di appartenenza all’Alleanza atlantica, il Governo sosterrà l’apertura verso la Russia e si farà promotore di una revisione delle sanzioni. Con l’obiettivo di eliminare il divario di crescita tra l’Italia e l’Europa in un quadro di stabilità finanziaria e di fiducia – obiettivo coincidente con l’interesse comune a prevenire il declino dell’Eurozona – il Governo porterà i temi della crescita stabile e sostenibile per riformare la governance europea”.

IMMIGRAZIONE FLUSSI E RIFORMA REGOLAMENTO DI DUBLINO.

La gestione dei flussi migratori è stata un fallimento: l’ Europa ha consentito chiusure egoistiche che hanno scaricato oneri sui Paesi frontalieri; in un primo positivo colloquio con la cancelliera Merkel il Premier ha parlato della riforma del regolamento di Dublino (sistemi automatici di ricollocamento dei richiedenti asilo, rimpatri effettivi, procedure celeri di riconoscimento delle status di rifugiato).

Altri punti del programma riguardano la riforma fiscale (introduzione di aliquote fisse con un sistema di deduzioni che garantisca la progressività), la tutela dell’ambiente (sviluppo dell’economia circolare e decarbonizzazione del sistema produttivo), il rilancio degli appalti pubblici attraverso l’eliminazione delle infiltrazioni criminali, la giustizia (riduzione dei tempi del processo, abbassamento dei costi di accesso alla giustizia, inasprimento delle pene per i reati di violenza sessuale, certezza della pena e aumento degli istituti penitenziari, riforma della prescrizione, legge sul conflitto di interesse).

In conclusione il Presidente del Consiglio ha rivolto un appello affinché le opposizioni svolgano il loro ruolo in modo leale e costruttivo; richiamando la centralità del Parlamento ha assicurato un confronto costante attraverso il sindacato ispettivo e si è dichiarato aperto a eventuali apporti di forze politiche che oggi non voteranno la fiducia.

DISCUSSIONE SULLA FIDUCIA

Alla discussione sulla fiducia hanno partecipato i sen. Malan, Siclari, Saccone, Quaglierello, Pichetto Fratin, Vitali, Licia Ronzulli (FI); Bagnai, Tosato, Barbaro, Vescovi, Daisy Pirovano, Bossi, Pillon (Lega); Mirabelli, Misiani, Teresa Bellanova, Renzi (PD); Elena Fattori, Morra, Pellegrini, Paola Taverna (M5S); Steger, Juliene Unterberger (Aut); Monti (Misto); Urso, Marsilio, La Russa (FdI); Grasso (Misto-LeU).

Le sen. Elena Cattaneo (Aut) e Liliana Segre (Misto) hanno annunciato l’astensione.

Fratelli d’Italia, pur non facendo parte della maggioranza per la mancata integrazione nel programma di temi quali l’elezione diretta del Capo dello Stato e il blocco navale, ha annunciato un atteggiamento propositivo rispetto ai temi cruciali per l’interesse nazionale.

I Gruppi PD e FI, schierandosi all’opposizione, hanno evidenziato la mancanza di interventi per il Sud e hanno criticato l’incoerenza, la mancata indicazione delle coperture finanziarie e dei tempi di realizzazione delle misure annunciate; FI ha però anticipato sostegno agli interventi previsti nel programma di centrodestra, come la flat tax, mentre il PD condivide soltanto le misure sociali del programma di Governo.

Il Gruppo Aut attende di valutare l’atteggiamento dell’Esecutivo rispetto alle autonomie speciali.

LeU, pur condividendo il superamento dell’austerità, ha criticato la svolta securitaria e omofoba e un intervento fiscale che viola il principio di progressività delle imposte.

LA REPLICA DEL PREMIER CONTE

In replica, il Presidente del Consiglio ha ribadito che il tema in discussione non è l’uscita dall’euro bensì la rinegoziazione delle politiche economiche e ha sottolineato positivamente il fatto che il contratto di Governo confermi le anticipazioni elettorali. Per il Sud, ha ricordato la nomina di un Ministro dedicato per utilizzare meglio le risorse e la banca pubblica per gli investimenti; ha annunciato lo studio dei dossier aperti per decidere quali infrastrutture realizzare; ha precisato che il reddito di cittadinanza non è una misura assistenziale essendo preordinata al reinserimento. In tema di prescrizione ha evidenziato la necessità di rimodulare i termini; ha annunciato che il Governo seguirà con attenzione le trattative in corso delle autonomie territoriali, in particolare se fondate su iniziative di democrazia diretta. Sulle imprese, il Premier ha rinviato alle proposte in tema di green economy, sburocratizzazione, responsabilità sociale, riforma del fallimento.

Nelle dichiarazioni di voto hanno accordato la fiducia il sen. Merlo (Misto-MAIE), intervenuto a nome degli italiani all’estero, il sen. Candiani (Lega), il quale ha ricordato che il Governo, nato per un supplemento di responsabilità dopo i fallimenti del PD, è impegnato a riaffermare la priorità della politica sulla finanza, a difendere il made in Italy, a ricontrattare la Pac, a riformare il sistema tributario, a contrastare l’immigrazione irregolare, a tutelare i risparmiatori truffati dalle banche; il sen. Crimi (M5S), il quale ha posto l’accento sulla sicurezza e sull’unificazione dei temi dello sviluppo economico e del lavoro, affermando che il reddito di cittadinanza e la riduzione della pressione fiscale sulle imprese saranno il cardine della manovra economica per rilanciare il Paese.

Il sen. Ciriani (FdI), pur avendo preferito un Governo di centrodestra, ha annunciato l’astensione per favorire la nascita di un Governo politico; anche la sen. Juliene Unterberg (Aut) ha dichiarato l’astensione, precisando però che i sen. Casini e Bressa sono contrari alla mozione di fiducia. Hanno negato la fiducia i sen. Nencini (Misto-PSI), Emma Bonino (Misto-Più Europa), Loredana De Petris (Misto-LeU), Marcucci (PD) e Anna Maria Bernini (FI).

 

Ora l’esecutivo guidato da M5S e Lega è atteso mercoledì dal voto di fiducia alla Camera.

 

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