Sicilia. Plastica tossica delle serre esportata in Cina per produrre scarpe vendute in Italia

 

Ragusa/Catania (Sicilia). La criminalità ha una fantasia sfrenata. E’ ciò che ha scoperto la Polizia di Stato, un fil rouge che univa la capitale romana alle città di Ragusa e Catania.

Scoperto un traffico di rifiuti tossici tra l’Italia e Cina e poi dalla Cina direttamente ai piedi dei cittadini italiani.

Ma non solo. Interramento di fanghi speciali rifiuti provenienti dal lavaggio della plastica, nocivi in quanto costituiti da terra mista a fertilizzanti e pesticidi.

Ad informare di questa grande operazione la Polizia di Stato. L’indagine trae origine proprio dal sequestro di un carico di calzature contenenti sostanze tossiche effettuato nella Capitale dalla Mobile di Roma.

La plastica delle serre dismesse avevano creato un business incredibile. Come smaltire la copertura delle serre:

Riciclavano plastica tossica recuperata dalle coperture delle serre, la esportavano in Cina dov’era utilizzata per la produzione di calzature che poi venivano importate e vendute nel nostro Paese, pur contenendo sostanze tossiche.

A spiegarci i dettagli è proprio la Polizia di Stato che è riuscita tramite un’indagine dettagliata a scoprire questo traffico di rifiuti speciale e pericoloso alla salute umana:

“L’attività del gruppo criminale, composto anche da persone appartenenti alla Stidda, l’associazione mafiosa egemone nelle province di Ragusa e Catania, è stata interrotta dagli agenti delle locali Squadre mobili che, nella mattina del 24 ottobre 2019, al termine dell’indagine denominata “Plastic free”, hanno eseguito le 15 ordinanze di custodia cautelare (10 in carcere e 5 ai domiciliari) emesse dal giudice per le indagini preliminari di Catania.”

Gli operatori della Mobile hanno anche effettuato il sequestro preventivo di cinque aziende, riconducibili agli indagati, il cui volume di affari supera i 5 milioni di euro, e per le quali è stato nominato un amministratore giudiziario che ne consentirà la prosecuzione dell’attività, salvaguardando così i posti di lavoro.

Le Squadre mobili di Catania e Ragusa, coordinate dal Servizio centrale operativo della Polizia di Stato, hanno accertato che il gruppo criminale, mediante la forza d’intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva, ha commesso una serie di delitti contro l’incolumità individuale, la libertà personale e il patrimonio, con lo scopo di acquisire la gestione o il controllo di attività economiche legate alla raccolta e al riciclaggio della plastica dismessa dalle serre presenti a Vittoria e nelle province di Ragusa e Caltanissetta. Tra le aggravanti contestate vi è anche la disponibilità di armi da parte degli indagati.

Numerosi gli episodi intimidatori, messi in atto per allontanare possibili concorrenti, tra i quali l’incendio e il danneggiamento dei mezzi di alcune ditte di raccolta plastica.

Tra i reati contestati vi è la gestione abusiva di ingenti quantitativi di rifiuti, in quanto gli indagati smaltivano abusivamente i fanghi speciali provenienti dal lavaggio della plastica, nocivi in quanto costituiti da terra mista a fertilizzanti e pesticidi.

I rifiuti venivano interrati e ricoperti con cemento e asfalto oppure occultati mediante sversamento abusivo nei terreni della zona, creando un grave danno all’ambiente, con lo scopo di lucrare sui mancati costi di un corretto smaltimento.

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