sabato, 27 Luglio 2024

UE, crisi migranti. Premier Conte, risoluzione approvata: “Va superato Dublino. Chi sbarca in Italia sbarca in Europa”

 

di Cinzia Marchegiani

L’Unione Europea al summit in agenda il 28 e 29 giugno dovrà tenere conto del reale cambiamento avvenuto in Italia con un esecutivo fermo e deciso su molti temi. L’Italia è diventata a tutti gli effetti attrice principale al cambiamento di questa Europa, tanto che il Governo Conte è riuscito a far accantonare una bozza dettata da Francia e Germania che doveva essere presentata al Consiglio Europeo, quello di domani, il primo dove il Governo giallo-verde parteciperà in prima linea.

L’UE si è attivata rapidamente sul caso Aquarius. È bastato il “no” deciso da parte del nuovo Governo italiano di fronte all’ennesimo sbarco di una nave tedesca battente bandiera olandese (ma non all’assistenza sanitaria) per far aprire le frontiere delle Spagna.

VOTAZIONE CAMERA DEI DEPUTATI RISOLUZIONE PRESENTATA DAL PREMIER CONTE. Con 320 voti favorevoli,  contrari 119, astenuti 129 oggi la Camera ha approvato la risoluzione di maggioranza sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte in vista del Consiglio Europeo del 28-29 giugno 2018. L’ordine del giorno recava lo svolgimento di comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 28 e 29 giugno 2018.

 

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI RIVOLGENDOSI ALLA CAMERA DEI DEPUTATI HA SPIEGATO I PUNTI IMPORTANTI E FONDAMENTALI CHE PORTERÀ AL SUMMIT IN AGENDA A BRUXELLES

“Grazie, Presidente. Gentili deputate e deputati, il Consiglio europeo fissato per domani e dopodomani costituisce un appuntamento significativo per il futuro dell’Unione europea. L’agenda prevede temi fondamentali come la migrazione, la sicurezza e la difesa europea, l’innovazione e il digitale, il lavoro, la crescita e la competitività, l’unione bancaria e monetaria e il prossimo quadro finanziario pluriennale, settennale dell’Unione.

Questo Consiglio europeo, il primo di questo Governo, arriva in un momento in cui è sempre più evidente l’urgenza di rispondere alle aspettative reali dei cittadini con proposte concrete, con l’indicazione chiara di un percorso da seguire e di obiettivi da raggiungere, senza tentennamenti, senza ambiguità e senza paure.

Mi riferisco a questo atteggiamento, a questa determinazione, quando parlo di quel cambiamento, nel metodo e nella sostanza, che ho annunciato dinanzi a queste Camere e che, dal primo giorno di questo Governo, mi sono impegnato a proporre in tutti i contesti internazionali ed europei (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-SalviniPremier), con la forza e la consapevolezza di un Governo che in Europa parla con una voce sola, ferma e risoluta.

L’Italia, con il suo apporto, specie in tema di immigrazione, può contribuire a rendere questo appuntamento, appunto il Consiglio europeo, uno spartiacque, un punto di svolta e di cambiamento per l’Europa, in modo da contribuire a disegnare l’Europa che vogliamo e che intendiamo realizzare nel futuro prossimo venturo.

Proprio in tema di immigrazione abbiamo ben presenti alcuni obiettivi da raggiungere, per i quali stiamo da tempo lavorando con la massima concentrazione, notte e giorno. Solo quando li avremo raggiunti, allora potremo rivendicarli e potremo dirci soddisfatti, non per noi, ma per ciò che essi produrranno di buono nella vita degli italiani e anche in quella dei tanti migranti che oggi si avventurano per mare e sfidano la sorte, alla ricerca di un futuro migliore e che invece rimediano morte, pericoli di vita, frustrazione ed emarginazione.

Come sapete, abbiamo elaborato una proposta. Domenica scorsa l’ho presentata a Bruxelles, nel prevertice europeo voluto proprio in vista dell’appuntamento di domani e dopodomani: è una proposta che mira ad offrire una regolamentazione puntuale, a realizzare una gestione efficiente dei flussi migratori, anche dal punto di vista dell’interesse del nostro Paese e dei nostri cittadini. Siamo riusciti a far accantonare una bozza di proposta circolata anticipatamente, che risultava chiaramente inadeguata a offrire un’efficace soluzione al problema dell’immigrazione: era una bozza che andava contro gli interessi del nostro Paese.

Per questa via, ottenendo il ritiro di questo testo, l’Italia ha avuto un riconoscimento e si è ritagliata un ruolo significativo. È un primo importante passo, un buon punto di partenza per il Consiglio europeo che ci attende.

La questione davvero importante per noi è risolvere più efficacemente il problema dei cosiddetti movimenti primari. Questo problema significa, in modo pressoché automatico, operare una drastica riduzione del problema dei movimenti secondari che, come avrete sentito, sta molto a cuore e molto preoccupa alcuni nostri partner europei.

Ciò che proponiamo è una european multilevel strategy for migration, una proposta articolata e organica basata sul nuovo approccio, che consenta all’Europa di uscire da una logica di gestione emergenziale e le consenta di confidare su una logica di gestione strutturale, da riconoscere definitivamente come priorità per la tenuta stessa dell’Unione europea.

Abbiamo individuato dieci obiettivi e li riassumo rapidamente.

Primo obiettivo: intensificare gli accordi e i rapporti tra Unione Europa e Paesi terzi, da cui partono e transitano i migranti e investire in progetti di sviluppo, formazione, occupazione, che contribuiscano a ridurre all’origine il fenomeno dell’emigrazione, prevenendo i flussi e, quindi, riducendo anche i viaggi della morte. Penso, ad esempio, a un’intensificazione dei rapporti con la Libia, con il Niger, col cui aiuto abbiamo già ridotto in modo significativo le partenze in quest’anno, nel 2018.

Abbiamo il dovere concreto di prevenire che la vita e l’incolumità delle persone siano messe a rischio, un rischio che – attenzione – inizia ben prima che i migranti si avventurino nel Mar Mediterraneo o giungano alle frontiere terrestri europee. La solidarietà europea deve manifestarsi già in questa fase, in modo da tutelare più efficacemente i diritti dei migranti e, nel contempo, la sicurezza dei nostri cittadini.

Secondo obiettivo: creare centri di protezione internazionale nei Paesi di transito per offrire assistenza e consulenza giuridica ai migranti, in modo da gestire in via anticipata e più rapida le richieste di asilo e organizzare i rimpatri volontari assistiti verso i Paesi di origine. Per ottenere questi risultati ovviamente dobbiamo coinvolgere anche le organizzazioni internazionali, che peraltro si sono già dichiarate disponibili, quali l’Alto Commissariato dell’ONU per i rifugiati e l’Organizzazione internazionale per le migrazioni. Occorre stanziare fondi più cospicui – l’abbiamo già anticipato e l’ho detto con forza – a favore del Trust fund dell’Unione europea per l’Africa, in particolar modo deve essere rifinanziata la finestra Nordafrica, alla quale contribuiamo in modo significativo noi e la Germania.

Terzo obiettivo: rafforzare le frontiere esterne dell’Unione europea, non solo con iniziative e operazioni sotto l’egida della stessa Unione europea, ma anche con il supporto della Guardia costiera libica e anche dobbiamo favorire e incrementare gli accordi con Paesi nordafricani e mediorientali, volti se del caso a esternalizzare i controlli di frontiera, integrandoli semmai anche con personale dell’Unione europea. L’Italia sta già sostenendo queste missioni, Eunavfor-Med operazione Sophia e Joint Operation Themis, e sta già supportando efficacemente la Guardia costiera libica; occorre, però, un ulteriore sforzo in questa direzione.

Quarto obiettivo, che ritengo un obiettivo cruciale: dobbiamo superare il regolamento di Dublino, che non va riformato in qualche suo passaggio, ma va superato perché non ci sono più dubbi oggi sul fatto che sia del tutto inadeguato a gestire i flussi migratori (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-SalviniPremier) e, vedete, lo dico anche sulla base del fatto che, come attestano i dati statistici, solo il 7 per cento dei migranti sono rifugiati. L’attuale sistema comune europeo di asilo si fonda su un tragico paradosso: i diritti delle persone che intendono richiedere asilo vengono riconosciuti soltanto nel momento in cui gli interessati riescono a raggiungere le coste dell’Europa. Ecco, questo momento va anticipato, anche al fine di tutelare i loro interessi e di garantire più sicurezza al nostro Paese.

Quinto obiettivo: va superato il criterio del Paese di primo arrivo; anche questo non è idoneo a gestire in modo adeguato i flussi migratori (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-SalviniPremier).

Va affermato il principio che chi sbarca in Italia – ma lo stesso vale per la Grecia, per Malta, per la Spagna – sbarca in Europa: ripeterò questo principio sempre con forza e l’ho già fatto nei vari incontri bilaterali. Come sapete, sono stato a Parigi dal Presidente Macron e a Berlino dalla Cancelliera Merkel, l’ho ripetuto anche al prevertice di domenica a Bruxelles: le coste italiane sono coste europee; se davvero esiste un’Europa, l’Europa di Schengen, fondata sul binomio responsabilità-solidarietà, come dicono tutti e diciamo tutti a parole, allora questo criterio del Paese di primo arrivo va rivisto e superato.

Sesto obiettivo: Unione europea e Stati membri devono assumere una responsabilità comune europea sulle persone, sugli uomini e sulle donne salvate in mare. È impensabile, oltre che profondamente ingiusto, che la responsabilità in ordine alle richieste di asilo ricada tutta esclusivamente sui Paesi di primo arrivo.

Occorre superare il concetto di attraversamento illegale per le persone che sono soccorse in acque internazionali e portate a riva in adempimento agli obblighi internazionali e nazionali, ad esempio a seguito dell’attività di search and rescue. Bisogna, insomma, scindere il piano dell’individuazione del porto sicuro di sbarco dal piano dell’individuazione dello Stato competente ad esaminare le richieste di asilo. L’obbligo di salvataggio, che come sapete risponde alla legge del mare e risponde alle convenzioni internazionali, non può diventare obbligo di processare le domande per conto di tutti (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stellee Lega-SalviniPremier).

L’Unione europea deve contrastare, con iniziative comuni e non solo affidate ai singoli Stati membri, la tratta di esseri umani e combattere ben più efficacemente le organizzazioni criminali che alimentano i traffici e le false illusioni dei migranti.

Ottavo obiettivo: non possiamo portare tutti in Italia o in Spagna; occorrono centri di accoglienza in più Paesi europei, per salvaguardare i diritti di chi arriva ed evitare problemi di ordine pubblico e di sovraffollamento. Occorre, poi, che, nel quadro di ripartizione delle responsabilità, vengano realmente portati a termine i ricollocamenti.

Nono obiettivo: occorre contrastare anche il fenomeno dei movimenti secondari, certo, ma, attuando i principi sopra esposti e realizzando gli obiettivi sopra indicati; gli spostamenti intraeuropei di rifugiati risulteranno marginali e potrebbero agevolmente diventare oggetto di efficaci intese tecniche tra i Paesi maggiormente interessati.

Decimo obiettivo: ogni Stato stabilisce quote di ingresso dei migranti economici, è una facoltà che scaturisce direttamente dal Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (articolo 79, quinto comma). È un principio, secondo me, che dobbiamo rispettare, anche perché non sembra questo il tempo di proporre cessioni di sovranità in ordine alle politiche pubbliche sulla gestione dei flussi migratori.

Questo principio, tuttavia, va controbilanciato con la previsione e il rafforzamento di adeguate contromisure finanziarie nei confronti degli Stati che non si offrono di accogliere rifugiati. Nei miei contatti di questi giorni e di queste settimane con i leader europei sto ripetendo un concetto semplice, che per noi è il cardine della strategia che abbiamo elaborato: per avere un’Europa più forte, abbiamo bisogno di un’Europa più giusta e più equa. Sulla migrazione sono in gioco i valori dell’Europa unita e l’Italia – lo dico con orgoglio da Presidente del Consiglio di un grande Paese, fondatore dell’Unione europea – continuerà a fare la sua parte perché l’Europa sia all’altezza del suo compito.

C’è, in questo impegno, una coerenza con l’azione che, da sempre, il nostro Paese sa mettere in campo: penso, in particolare, a quel che è stato fatto e che continuano a fare le Forze armate, in primis la Marina militare, il Corpo della guardia costiera, anche i sindaci, i volontari, insomma, un intero e complesso sistema tutto italiano, che, da anni, salva l’onore dell’Europa nel Mediterraneo (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-SalviniPremier e di deputati del gruppo Partito Democratico). A tutte queste persone, che non sempre godono degli onori della cronaca, va il nostro, il mio e, penso, anche il vostro più sentito ringraziamento a nome di tutti gli italiani.

Passando al tema del quadro finanziario pluriennale 2021-2027, ribadiamo la necessità di avere un’Unione europea più giusta e più equa. Sono appena stati diffusi i dati Istat sulla povertà in Italia:non può essere ignorato che, nel 2017, oltre 5 milioni di persone in Italia hanno vissuto sotto la soglia della povertà assoluta. Stiamo parlando di 1 milione e 778 mila famiglie, di un incremento rispetto all’anno 2016, che riguarda soprattutto il Meridione, nel quale l’incidenza della povertà assoluta è salita dall’8,5 per cento del 2016 al 10,3 per cento del 2017. Ecco, questi dati ci obbligano a risposte concrete, perché ci sono 5 milioni di persone che non possono più attendere.

Il problema della povertà si intreccia, poi, con quello del divario territoriale, anche questo altrettanto intriso di ingiustizie e paradossi. Per questo, noi pretenderemo che l’Unione europea contribuisca a offrire risposte in entrambe le direzioni, consentendo un più ampio e organico utilizzo dei fondi strutturali dedicati a questi temi.

Nel nostro programma di Governo abbiamo messo nero su bianco l’impegno per il lavoro, per il reddito di cittadinanza, per migliorare l’inclusione sociale e le opportunità di impiego, specialmente per i giovani, ma non solo. Nella discussione sul prossimo bilancio settennale dell’Unione europea, proporrò che il negoziato riservi un’attenzione finanziaria più sostanziale ai fondi europei proprio a sostegno dell’inclusione sociale: penso, in particolare, al Fondo sociale europeo, che potrebbe servire per finanziare, ad esempio, la riforma e il potenziamento dei centri per l’impiego, che sono il cardine della nostra proposta sul reddito di cittadinanza (Applausi dei deputati del gruppoMoVimento 5 Stellee di deputati del gruppoLega-SalviniPremier).

Il bilancio 2021-2027 è uno strumento chiave per raggiungere questo traguardo, insieme allo scopo, fissato dalla Commissione, di un bilancio moderno “per un’Unione che protegge, rende più forti e difende” cito tra virgolette. Per questo, il bilancio dell’Unione dovrebbe concentrarsi sui modi per sostenere la crescita nazionale e affrontare le sfide comuni in modo efficace, e qui mi riferisco anche alla gestione di tutte le dimensioni interne ed esterne della migrazione.

L’Italia è un contributore netto al bilancio dell’Unione, pensiamo perciò di meritare una maggiore attenzione ai nostri bisogni per quel che riguarda le politiche tradizionali: penso all’agricoltura, alla coesione e una risposta comune al fenomeno migratorio.

Naturalmente ci opporremo ad ogni misura che danneggi le regioni e i territori ancora in difficoltà: equità significa anche questo. Dirò che siamo a favore, in linea di principio, a concentrarci sulle nuove priorità di bilancio: migrazione e controllo delle frontiere, difesa e sicurezza, crescita e innovazione, ma abbiamo bisogno di un aiuto più consistente e di espressioni di maggiore solidarietà dall’Unione europea e da parte di tutti gli Stati membri, in tutte le modalità che ho espresso.

Vado a Bruxelles con la profonda convinzione che i temi del lavoro, della crescita, della competitività e dell’inclusione sociale, centrali per la nostra missione di Governo, vadano affrontati con maggiore vigore e incisività da parte dell’Unione.

Oltre al focus sull’occupazione e l’inclusione sociale nel bilancio settennale, il Consiglio si occuperà anche di misure per la crescita e la competitività. Intendiamo portare anche a Bruxelles la nostra visione sulla riforma del sistema tributario, spiegarla e contribuire al dibattito anche in quella sede.

L’Italia ha bisogno di ridurre la pressione fiscale, come ci siamo impegnati a fare con il nostro programma di Governo e di accompagnare a questa misura la riduzione del cosiddetto red tape: la burocrazia che, unita alla pressione fiscale, ha conseguenze nefaste sulla qualità del nostro rapporto tributario tra lo Stato e i contribuenti come sulla competitività del nostro Paese.

Il Consiglio europeo discuterà, dunque, anche di questa leva necessaria per rendere l’Europa più competitiva. Da parte nostra appoggeremo tutti gli sforzi contro l’elusione e l’evasione fiscale. Cercheremo, in particolare, di progredire nella messa a punto di un sistema di definizione della base imponibile, superando la frammentazione dei sistemi di imposizione nazionali.

Abbiamo bisogno di una Europa più equa anche a livello fiscale. L’attuale assetto europeo non garantisce una tassazione equa soprattutto per quanto riguarda le attività dell’industria del web, le cosiddette digital companies. Sosterremo un approccio deciso sulla soluzione europea, nell’attesa di una soluzione a livello globale che si rende sempre più urgente, per tassare adeguatamente i profitti generati negli Stati membri e restituirne i benefici alle comunità che hanno contribuito a generarli (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-SalviniPremier).

C’è un altro tema molto importante della riforma dell’Unione economica e monetaria. Ho già detto, in occasione del mio discorso per la fiducia, che il nostro obiettivo è e resta l’eliminazione del divario di crescita tra l’Italia e l’Unione europea e lo stiamo già perseguendo in un quadro di stabilità finanziaria e di fiducia dei mercati. Il debito pubblico italiano è oggi pienamente sostenibile. Dobbiamo certamente puntare alla sua riduzione ma in una prospettiva di crescita economica ed orienteremo la politica fiscale e di spesa pubblica al perseguimento degli obiettivi di crescita stabile e sostenibile. Questo è il nostro messaggio chiave in sede di discussione sulla governanceeconomica della nostra Europa al prossimo Euro summit, che è previsto per il 29 giugno a margine del Consiglio europeo.

Resto ottimista sull’esito della riflessione che ci attende a Bruxelles ma sarò molto chiaro sulle nostre posizioni: se vogliamo impedire il declino dell’Unione e realizzare una Unione in campo economico che sia percepita come realmente vicina ai nostri cittadini, è il momento di fare avanzare la condivisione del rischio finora rimasta troppo indietro. Però, attenzione, questi meccanismi di condivisione del rischio non debbono contemplare condizionalità che, in nome dell’obiettivo della riduzione del rischio, finiscano per irrigidire processi già naturalmente avviati, con il risultato di ottenere, anziché la riduzione del rischio, l’incremento dell’instabilità bancaria e finanziaria non certo e non tanto in Italia ma semmai in altri Stati membri che sono caratterizzati da sistemi economici più esposti, di più modesta entità.

Non vogliamo un Fondo monetario europeo che, lungi dall’operare con finalità perequative, finisca per costringere alcuni Paesi verso percorsi di ristrutturazione predefiniti con sostanziale esautorazione del potere di elaborare in autonomia politiche economiche efficaci (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 StelleeLega-SalviniPremier). È per questo che siamo contrari ad ogni rigidità nella riforma del meccanismo europeo di stabilità: soprattutto perché nuovi vincoli al processo di ristrutturazione del debito potrebbero contribuire proprio essi all’instabilità finanziaria, anziché prevenirla. Non vogliamo neppure pericolose duplicazioni con i compiti della Commissione europea per la sorveglianza fiscale, che rischierebbero peraltro di delegittimare la base democratica di queste funzioni essenziali per la stabilità finanziaria.

Al Consiglio approveremo conclusioni anche sui progressi dell’integrazione europea nel settore della difesa e della sicurezza che sono stati significativi nell’ultimo anno e mezzo. Da parte nostra siamo a favore delle misure e degli strumenti di cooperazione tra Stati membri per evitare duplicazioni e dispersione delle spese: dalla difesa alla cooperazione strutturale permanente, la cosiddetta PESCO che riunisce venticinque Stati in una cornice politica e giuridica di impegno comune per la difesa, al Fondo europeo per la difesa, dove si punta a raggiungere un accordo per la componente industriale. Tutte queste iniziative si completano e si rafforzano nell’ambito delle attività della NATO alle quali l’Unione europea resta strettamente legata, così come il nostro Paese.

Sempre nel quadro della cooperazione Unione europea-NATO, prosegue la riflessione per migliorare la mobilità militare facilitando la circolazione delle forze militari all’interno dei confini europei per garantire maggiore sicurezza ai cittadini. Stiamo progredendo anche sulla politica europea nel settore della sicurezza civile, essenzialmente attraverso missioni di rafforzamento delle capacità di selezionati Paesi terzi in materia di polizia, amministrazione civile e giudiziaria. Questo cammino proseguirà nei prossimi mesi e ne riparleremo in autunno.

Al Consiglio adotteremo anche conclusioni sull’azione europea in materia di innovazione e digitale. I negoziati sul prossimo bilancio settennale saranno anch’essi cruciali per perseguire i nostri obiettivi di occupazione e crescita. Dobbiamo, infatti, assicurare nel prossimo quadro finanziario pluriennale che l’impulso europeo all’innovazione sia rivolto alla crescita e all’occupazione. Per fare questo le regole europee devono incentivare e non scoraggiare gli investimenti pubblici in ricerca e sviluppo e gli stessi investimenti delle banche nell’innovazione. Lavoreremo ad un approccio equilibrato all’innovazione, capace cioè di incentivare quella di rottura senza trascurare quella incrementale e, in questo quadro, sosterremo un approccio dal basso che tenga conto delle esigenze delle imprese e che le aiuti a creare nuovi posti di lavoro (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-SalviniPremier).

Al Consiglio europeo ci sarà anche una discussione sull’attuazione degli accordi di Minsk che è un dibattito importante rispetto alle sanzioni settoriali nei confronti della Russia. Su questo punto riaffermeremo il principio che non debba esserci nulla di automatico nel rinnovo delle sanzioni (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 StelleeLega-SalviniPremier e di deputati del gruppo Fratelli d’Italia). Sul punto occorre molta cautela: le sanzioni sono un mezzo e non costituiscono un fine. Continueremo, quindi, a prestare grande attenzione al sostegno della società civile russa e grande attenzione anche agli interessi delle nostre imprese piccole e medie che sono coinvolte nelle relazioni commerciali.

Rispetto al tema della Brexit – mi avvio a conclusione – la questione più difficile resta quella del confine tra Irlanda e Nord Irlanda, su cui continueremo a lavorare nelle prossime settimane con l’obiettivo di preservare la pace e l’Accordo del Venerdì Santo e di evitare la sciagurata ipotesi di un recesso senza accordo che sarebbe inaccettabile per imprese e cittadini. Anche per questo motivo porterò all’attenzione dei miei colleghi europei la difesa senza ambiguità dei diritti dei nostri connazionali che vivono nel Regno Unito per avere dalle autorità britanniche impegni precisi e puntuali, vigilando in particolare sui diritti delle categorie più vulnerabili e in difficoltà. Si negozia l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea ma, nello stesso tempo, dobbiamo costruire per il futuro un partenariato che rifletta il profondo legame tra la Gran Bretagna e il continente europeo. L’Italia lavorerà per un partenariato basato sulla mobilità per garantire che i fruttuosi scambi tra i nostri cittadini possano continuare, sull’economia per mantenere un elevato scambio dei commerci e sulla sicurezza per affrontare insieme in maniera più efficace le numerose sfide del nostro tempo.”

 

Video INTERVENTO COMUNICAZIONE DEL PREMIER CONTE

 

 

Il dibattito in plenaria sarà trasmesso in streaming via EP Live ed EbS

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