EUTANASIA. Primo caso al mondo in Belgio su un minore. Gli ossimori dell’associazione Luca Coscioni contestati dai malati

IL CASO

eutanasiadi Cinzia Marchegiani

In Belgio è stata applicata per la prima volta al mondo l’Eutanasia su un minore, nulla di sensazionale, hanno applicato la legge varata nel 2014 ma è il primo caso al mondo di dolce morte applicata su un minore, aveva 17 anni.

A riportare la notizia in un’intervista alla Reuters, Wim Distelmans, direttore del Centro di controllo dell’eutanasia: “Il minore soffriva di dolori fisici insopportabili. I dottori hanno usato dei sedativi per indurre il coma come parte del processo“, ha aggiunto Distelmans, senza precisare se si tratti di un ragazzo o di una ragazza.  La ‘dolce morte’ sembrerebbe essere stata applicata su richiesta del giovane e con il consenso dei genitori, come prevede la legge, infatti il voto nel 2014  ha portato alla modifica della legge sull’eutanasia e alla conseguente estensione di tale pratica ai minori. Va aggiunto che il professor Distelmans ha sottolineato che si è trattato di un caso eccezionale: “Esistono fortunatamente pochi casi di questo tipo, ma ciò non significa che abbiamo il diritto di negare loro il diritto ad una morte dignitosa“, ha dichiarato il professore.

Il Belgio è il solo paese al mondo ad aver esteso la pratica dell’eutanasia ai bambini, senza porre limiti di età, contrariamente ai Paesi Bassi che hanno fissato la soglia minima a 12 anni. La legge si applica a minori “capaci di intendere e di volere”, che soffrono di una malattia incurabile allo stadio terminale, cui si aggiunga una sofferenza fisica costante e insopportabile che non può essere alleviata. Il bambino o l’adolescente deve farne richiesta, che viene poi valutata da un’équipe medica e da uno psichiatra o  psicologo. I genitori devono dare il proprio consenso a che venga praticata l’eutanasia.

IN ITALIA INVECE L’ASSOCIAZIONE LUCA COSCIONI DOPO QUESTA NOTIZIA ESULTA PER I CAMBIAMENTI CHE STANNO AVVENENDO NEI GRUPPI POLITICI ITALIANI, ALIAS M5S

Vittoria schiacciante del sì a testamento biologico ed eutanasia nel sondaggio interno al Movimento 5 Stelle. A tre anni dal deposito della nostra proposta di legge popolare, il Parlamento acceleri i lavori” dichiara Marco Cappato, Promotore della campagna Eutanasia legale e Presidente di Radicali italiani.

Cappato spiega: “Gli attivisti del Movimento Cinque Stelle la pensano come la stragrande maggioranza dei cittadini italiani: non solo il testamento biologico, ma anche l’eutanasia deve essere legalizzata. E’ una buona notizia. I numeri sono persino schiaccianti: sul testamento biologico hanno votato a favore 19.381 e contro 934, sull’eutanasia hanno votato a favore 18.204 e contro 1.882. Se i Parlamentari del Movimento Cinque Stelle vorranno ascoltare questa indicazione, c’è una prima questione della quale occuparsi: sono passati tre anni dal deposito della nostra legge di iniziativa popolare, sostenuta dalle firme cartacee di 67.000 cittadini e dal sostegno online di oltre 300.000 persone. Sul testamento biologico la discussione è avviata in Commissione Affari Sociali, ma l’eutanasia è stata subito bloccata in Commissione congiunta Giustizia e Affari Sociali. Mi auguro che la votazione interna dia una spinta ai Parlamentari del Movimento Cinque Stelle per impedire che i due provvedimenti rimangano intrappolati nelle sabbie mobili del Parlamento e per ottenere un vero dibattito“.

Cappato rivolge una battuta al vetriolo al servizio radiotelevisivo pubblico e ai medi, rei, secondo Cappato, di affrontare la questione solo per inseguire i casi di cronacacome puntualmente si farà ora per il primo caso di eutanasia legale su un minore in Belgio. Si fa finta di non sapere che l’eutanasia clandestina è una realtà praticata anche sui minori, rispetto alla quale il Belgio è stato il primo Paese al mondo ad avere il coraggio di porre regole a garanzia dei malati, delle loro famiglie e dei medici. Purtroppo, il caso del Belgio sarà certamente usato come spauracchio per evitare una assunzione di responsabilità della politica italiana e continuare a girare la testa dall’altra parte” – caustico Cappato rilancia.

POSIZIONE AMBIGUA DELL’ASSOCIAZIONE LUCA COSCIONI. SI’ ALL’EUTANASIA, SI ALLA LIBERTA’ DI CURA, NO ALLE TERAPIE PER I BAMBINI STAMINA…MOLTI SONO GIA’ MORTI

Emergerebbe per molti malati una posizione molto ambigua di questa associazione che si batte per le libertà personali, il diritto alla libertà di cura, e quindi a quello dell’eutanasia. Un’associazione, la “Luca Coscioni” la storia dimostrerà,  che ha attuato un ostracismo d’acciaio contro il diritto alle terapie dei bambini che avevano ottenuto una sentenza per poter ricevere le infusioni con le staminali mesenchimali a Brescia, nosocomio che aveva dimostrato di avere follow-up positivi e incoraggianti eseguiti su 12 pazienti. Le loro posizioni contro queste terapie sono state messe in forte discussione proprio perchè Luca Coscioni, malato di SLA, morto il 20 febbraio 2006, chiedeva la libertà di potersi curare e decidere di anche di fare da cavia.

Lo stesso Luca Coscioni, come dimostra il video sottostante, spiega il perchè di questa scelta, quando era in viaggio in ambulanza verso l’ospedale San Giovanni Bosco di Torino, dove la voce di sottofondo racconta che sta per ricevere l’autotrapianto delle cellule staminali mesenchimali prelevate dal suo midollo osseo e rinfuse nel suo midollo spinale dopo essere state in colture. Le ultime parole del video che rappresentando il pensiero di Luca sono il suo testamenteo ma anche un macigno: “Decidere di fare la cavia non è stata una scelta facile…” che assieme alla sua frase: “Non privare mai un uomo dell’Amore e della Speranza. Quest’uomo cammina, ma in realtà è morto” sul suo sito, diventano evidenze sconcertanti per la stessa omonima associazione!

 

La vita e la  memoria di questo grande uomo capace di trasmettere al mondo intero la barbarie e la disumanità che un malato e chi lo ama, subisce nel non poter esser libero di decidere per la propia vita sia che si tratti di eutanasia, sia di libertà di cura ma anche che si tratti di fare da cavia quando la patologia devastante non lascia scampo e alcuna certezza di sopravvivenza.

E ritornando all’eutanasia, in Italia le resistenze sono molto forti, per la forte valenza cristiana della comuntà ma anche per la paura delle insidiose strade che potrebbe portare l’interpretazione di questa legge.

La Chiesa non ha fatto attendere la sua posizione:Ci addolora come cristiani ma ci addolora anche come persone. Ci addolora e ci preoccupa, perché la vita è sacra e deve essere accolta sempre, anche quando questo sembra essere un’impresa difficile”  ha commentato all’ANSA il presidente dei vescovi italiani, cardinale Angelo Bagnasco. Per il presidente di Scienza & Vita, Alberto Gambino, “l’eutanasia sui minori è maschera di un atto di volonta’ libero. La soppressione di una vita fragile non è mai accettabile”.

Il sostegno invece dall’Associazione Luca Coscioni rimane fermo: “Il Belgio è il primo Paese al mondo a non girare la testa dall’altra parte di fronte alle condizioni di sofferenza insopportabile che possono colpire anche persone minori”, affermano Mina Welby e Marco Cappato. E per il medico che staccò la spina a Piergiorgio Welby, Mario Riccio, membro della Consulta di Bioetica, non si comprende perché l’eutanasia non dovrebbe essere applicata su un minore: “Ha forse il dovere a soffrire più dell’adulto?” si chiede.

Ma se per molti la cultura della morte è terrificante, per quella dei bambini vale ancora di più invece molti rispondono. Come fa poi un minore a comprendere il vero significato di morte, e come si interfaccerebbero gli interventi degli psicologi?

L’eutanasia sarà un argomento importante di confronto indubbiamente, ma ora che è venuta alla ribalta la battaglia dell’associazione Luca Coscioni, molti malati si chiedono perchè dovrebbero appoggiarla se fa proprie alcune battaglie, ma non difende quelle sacrosante degli altri che tutelano gli stessi principi… Battersi per l’eutanasia di un bambino con un patologia che non lascia futuro andrebbe bene, ma non era giusto lottare e difendere una chance di vita? Gioele, Rita, Desireé, Smeraldina, Daniele e tanti altri bambini chiedono serietà, perché sono angeli a cui è stata carpita la loro opportunità, quella che tutti i malati, non solo Luca Coscioni, vorrebbero aver provato. Ossimori che molti ancora devono comprendere… quello di chi ad oltranza difende la cultura della morte come salvezza e libertà di scelta e non quella alla vita. Domande più che lecite in questo secolo che viaggia veloce.

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