mercoledì, 11 Dicembre 2024

In Trentino, la prima campanella per le scuole d’infanzia. Iscrizioni e preiscrizioni anticipate in flessione fino al 15%

di Cinzia Marchegiani

Prima campanella d’Italia suona per le scuole d’infanzia trentine. Giorno di festa ma non per tutti i bambini.

In Italia si sta vivendo una regressione dei diritti civili appellandosi alla conversione del decreto 73 del 7 Giugno 2017, recante “Disposizioni urgenti in materia di prevenzione vaccinale” in legge (Lorenzin) grazie al voto di Fiducia della Camera dei Deputati che obbliga la selezione e l’ingresso (tu sì’..tu no) dei bambini in regola con i vaccini obbligatori (da 4 si sono quasi triplicati a 10). Cioè l’ingresso a scuola viene deciso da una certificazione o autocertificazione presentata dai genitori in merito alle profilassi effettuate o in base all’appuntamento preso presso la Asl di competenza che attesti la volontà di completarle.

Ma il dato abbastanza eloquente che emerge dal comunicato stampa della Provincia Autonoma di Trento non è in merito alle esclusioni a carico dei bambini non regola con la nuova legge 119, ma il calo delle iscrizioni dei bambini nelle scuole d’infanzia che addirittura riporta una flessione delle preiscrizioni anticipate al gennaio 2019 intorno al 15%.

 



COMUNICATO STAMPA PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO DEL 3 SETTEMBRE 2018

Prima campanella per le scuole dell’infanzia del Trentino

In classe 14.429 bambini

Primo giorno di scuola oggi per 14.429 bambini delle scuole dell’infanzia trentine. Un momento di festa, non solo per i piccoli alunni, ma anche per le maestre ed i genitori, per iniziare con slancio un nuovo anno scolastico. “In Trentino – ha detto il presidente della Provincia, intervenuto stamani alla scuola dell’infanzia di Cimone e presso l’istituto paritario Sacro Cuore di Trento, oggetto nel corso dell’estate di un’importante opera di ristrutturazione degli spazi interni – esiste un sistema misto, fra scuole pubbliche ed equiparate, che ci permette di garantire gli stessi livelli di qualità, sia nelle piccole scuole, come a Cimone che in quelle più grandi”.

Questo – ha aggiunto – grazie all’impegno responsabile di quanti lavorano dentro le scuole, che, giorno dopo giorno, danno un senso al voler crescere insieme. Qui al Sacro Cuore – ha detto ancora – dove sono iscritti 58 bambini, si punta molto sull’innovazione e sulla collaborazione con i genitori, attraverso la condivisione di valori ed esperienze. La scuola trentina – ha concluso il presidente, augurando a tutti buon anno – grazie anche agli sforzi messi in campo in questa legislatura, con gli investimenti sulle stabilizzazioni e sulle strutture, può guardare con fiducia e serenità alle innumerevoli sfide del presente”.

I bambini

Sono 14.429 i bambini iscritti alle scuole dell’infanzia per l’anno scolastico 2018/2019. Di questi 9.017 frequenteranno le scuole equiparate e 5.412 le scuole provinciali. Le iscrizioni rispetto lo scorso anno evidenziano una flessione pari al 4%. Decremento che si registra anche sul numero complessivo delle preiscrizioni presentate dalle famiglie per l’ingresso anticipato a gennaio 2019 dei bambini nati nei mesi di febbraio e marzo 2016. Sono circa 500 preiscrizioni, il 15% in meno rispetto all’anno scolastico precedente.

Le scuole

Rimane stabile il numero delle scuole, pari a 267, distribuite sull’intero territorio provinciale; 113 sono le scuole provinciali e 154 quelle equiparate.

Le risorse

Il costo del programma annuale delle scuole dell’infanzia provinciali ed equiparate, per l’anno 2018/2019, ammonta a 89,5 milioni di euro.

 

 


La flessione delle iscrizioni rimane un dato oggettivo. Un segnale importante che gli amministratori e le istituzioni devono guardare e dovrebbe porre importanti riflessioni. Occorrerebbe analizzare il dato e capirne la natura.

 

LOTTA ALLE ESCLUSIONE ALLA MATERNA. Molte famiglie italiane stanno lottando contro l’esclusione sociale dovuta alla legge Lorenzin, preferendo non iscrivere i propri figli pur di non rispettare completamente o in parte l’obbligo dei 10 vaccini

PH Rhoss

Se la legge Lorenzin ha sollevato molti interrogativi, soprattutto la celerità con cui dal decreto si è passati alla conversione in legge senza una concreto e serio dibattito parlamentare, ad oggi si permette alle scuole di selezionare i bambini non in base alla immunità acquisita, parametro importante per difendere gli eventuali bambini immunodepressi che frequenterebbero la scuola d’infanzia,  ma solo in base alla profilassi ricevuta.

Sembra un paradosso?

Questa legge doveva nascere per difendere l’individuo dalle malattie contagiose e quindi condizione “sine qua non” per difendere chi per età (troppo piccoli per essere vaccinati), per problematiche legate ad altre patologie non può usufruire della profilassi e godere della famosa immunità di gregge.

Mancano i dati di supporto? 

Un sasso gettato nello stagno verrebbe da dire. Mentre i genitori ora si chiedono come mai non si verifica se la profilassi vaccinale abbia avuto successo e si prosegue  esclusivamente a obbligare a vaccinare senza verificare se concretamente si stanno proteggono le persone più indifese. Sarebbe auspicabile che dietro un obbligo e un trattamento sanitario un genitore deve avere l’opportunità di verificare se il proprio figlio è un “non-responders” e cioè se c’è stata una mancata risposta immunizzante alla vaccinazione e per ultimo per conoscere l’evanescenza dell’immunità eventualmente acquisita. 

Misteri della politica e anche di quella scienza che sembra aver dimenticato il suo obiettivo nella medicina clinica. La flessione delle iscrizioni potrebbe essere una risposta a questo paradosso di legge?

Il tempo galantuomo ci dirà quali effetti non solo in campo sanitario abbia generato questa riforma epocale e capofila mondiale nelle strategie nella coercizione vaccinale.

 

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