Morbillo. La Lorenzin annuncia l’allarme a colpi di tweet. Vaccinovigilanza… questa sconosciuta

di Cinzia Marchegiani

Il Ministro Lorenzin lancia l’allarme morbillo. L’Italia è appena uscita dal falso allarme Meningite, ma solo dopo aver finito le scorte ora viene lanciata l’allerta sul Morbillo. Peccato che nel caso come quello della Meningite in Italia è stato poi completamente smentito dal sito ufficiale Epicentro – Il portale dell’epidemiologia per la sanità pubblica – per via della psicosi di massa che ha portato i cittadini massicciamente a chiedere alle asl la possibilità di vaccinarsi e a intasare i pronto soccorso.

Infatti Epicentro pubblicava:

5/1/2017 – Meningite: l’epidemia è solo mediatica. Uno degli argomenti più discussi che troviamo su quotidiani e siti web da alcuni mesi, e in particolare dall’inizio del 2017, è il susseguirsi di notizie che riportano casi di meningite causati da patogeni (noti e/o sconosciuti) responsabili di malattia, e a volte anche di decessi, tra persone di qualunque età. L’effetto mediatico ha generato preoccupazione tra la popolazione generale che si chiede se nel nostro Paese è in atto, o meno, un’epidemia di meningite. In questi giorni, molti servizi vaccinali delle Asl sono in difficoltà per le richieste pressanti da parte dei cittadini che vorrebbero fissare un appuntamento ravvicinato per la vaccinazione contro il meningococco. Obiettivo: la sicurezza di se stessi e dei propri cari. Cosa succede? È veramente un’emergenza? Cosa è cambiato? Cosa dobbiamo temere? Leggi la riflessione di Fortunato D’Ancona, Maria Grazia Caporali, Paola Stefanelli – Istituto superiore di sanità”.

ALLARME MORBILLO EPIDEMIA LANCIATO DALLA LORENZIN

Ed ecco che quest’oggi il ministro Lorenzin a colpi di un tweet, pubblicando l’aggiornamento settimanale sul morbillo scrive: 

Aumento casi conferma l’allarme. Fondamentale e urgente applicazione nuovo piano vaccini

https://twitter.com/BeaLorenzin/status/847085143655436289

MA L’AGGIORNAMENTO DEL SITO EPICENTRO COSA DICE?

“28/3/2017 – Per monitorare e descrivere in modo tempestivo l’epidemia di morbillo in corso nel nostro Paese da gennaio 2017, il ministero della Salute e l’Istituto superiore della sanità hanno avviato la produzione di un’infografica settimanale che fornisce una panoramica sulla distribuzione dei casi segnalati al Sistema di Sorveglianza Integrata Morbillo e Rosolia, per Regione, per fascia di età e stato vaccinale. 

Di seguito i dati principali riportati nell’infografica N.1 che copre il periodo dal 1 gennaio al 26 marzo 2017:

  • sono stati segnalati 1010 casi di morbillo
  • quasi tutte le Regioni (19/21) hanno segnalato casi, ma l’86% proviene da cinque: Piemonte, Lombardia, Lazio, Toscana, e Abruzzo
  • il 90% dei casi era non vaccinato
  • la maggior parte dei casi è stata segnalata in persone di età maggiore o uguale a 15 anni (57% nella fascia 15-39 anni e 17% negli adulti >39 anni), con un’età mediana dei casi pari a 27 anni
  • il 26% dei casi è stato segnalato in bambini nella fascia di età 0-14 anni; di questi, 50 avevano meno di un anno di età”
  • (tra cui 113 casi tra operatori sanitari Ndr)

FOCUS: EPICENTRO CON UN ARTICOLO DETTAGLIATO SPIEGA QUESTA MALATTIA

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Informazioni generali

Il morbillo è una malattia infettiva causata da un virus del genere morbillivirus (famiglia dei Paramixovidae). È una malattia molto contagiosa che colpisce spesso i bambini tra 1 e 3 anni, per cui viene detta infantile, come la rosolia, la varicella, la pertosse e la parotite. Si trasmette solo nell’uomo. I malati vengono isolati nel periodo di contagio.

Il morbillo non ha sintomi gravi, provoca principalmente un’eruzione cutanea, simile a quelle della rosolia o della scarlattina. Dura tra i 10 e i 20 giorni.
Una volta contratto, il morbillo dà un’immunizzazione teoricamente definitiva, quindi non ci si ammalerà più per l’intera durata della vita.

Il morbillo è diffuso in tutto il mondo. È una delle più frequenti febbri eruttive, sebbene sia molto meno comune da quando è in uso la vaccinazione con richiamo.

Nei Paesi a clima temperato, colpisce i bambini verso la fine dell’inverno e a primavera.

In Italia la malattia deve essere obbligatoriamente notificata alle autorità sanitarie.

I primi sintomi sono simili a quelli di un raffreddore (tosse secca, naso che cola, congiuntivite) con una febbre che diventa sempre più alta. Successivamente appaiono dei puntini bianchi all’interno della bocca. Dopo 3-4 giorni, appare l’eruzione cutanea caratteristica (esantema), composta di piccoli punti rosso vivo, prima dietro le orecchie e sul viso, e poi su tutto il resto del corpo. L’eruzione dura da 4 a 7 giorni, l’esantema scompare a cominciare dal collo. A volte, rimane una desquamazione della pelle per qualche giorno.

Le complicazioni sono relativamente rare, ma il morbillo è pur sempre responsabile di un numero compreso tra le 30 e le 100 morti ogni 100.000 persone colpite. Le complicazioni sono dovute principalmente a superinfezioni batteriche: otite media, laringite, diarrea, polmonite o encefaliti (infiammazioni del cervello). Si riscontrano più spesso nei neonati, nei bambini malnutriti o nelle persone immunocompromesse.

Di solito la diagnosi si fa solo per osservazione clinica. Eventualmente si possono ricercare nel siero degli anticorpi specifici diretti contro il virus del morbillo, dopo 3 o 4 giorni dall’eruzione.

Incubazione e terapia

Il periodo di incubazione è di circa 10 giorni: inizia all’entrata del virus nell’organismo e finisce all’insorgenza della febbre. La contagiosità si protrae fino a 5 giorni dopo l’eruzione cutanea, ed è massima tre giorni prima, quando si ha la febbre.

Il morbillo è una delle malattie più trasmissibili. Il contagio avviene tramite le secrezioni nasali e faringee, probabilmente per via aerea tramite le goccioline respiratorie che si diffondono nell’aria quando il malato tossisce o starnutisce.

Non esiste una cura specifica. Si possono trattare i sintomi (terapia sintomatica) ma non la causa: paracetamolo per abbassare la febbre, sciroppi per calmare la tosse, gocce per gli occhi. Esiste un rischio di prematurità per i bambini che hanno la madre infetta durante la gestazione.

Vaccinazione. Il vaccino del morbillo appartiene ai vaccini vivi attenuati. In Italia non è obbligatorio, tranne per le reclute all’atto dell’arruolamento, ma viene raccomandato dalle autorità sanitarie. Il vaccino esiste sotto forma di un complesso vaccinale contro il morbillo, la parotite e la rosolia (Mpr).

Si consiglia una prima dose del Mpr prima del 24° mese di vita, preferibilmente al 12-15° mese, con un richiamo verso 5-6 anni o 11-12 anni. Fino al 6°-9° mese, il neonato può essere protetto dagli anticorpi che gli vengono dalla madre se questa è immunizzata. La durata di immunizzazione del neonato è inferiore se la madre è stata immunizzata da un vaccino e non dal morbillo stesso.

Come per tutti i vaccini vivi attenuati, la vaccinazione non viene effettuata negli individui con deficit immunitario o sotto terapia immunosoppressiva (corticoidi, antineoplastici, antirigetto), né, per precauzione, nelle donne gravide o che desiderano esserlo nel mese successivo. Invece, è consigliato alle persone infette da Hiv che non hanno ancora sviluppato l’Aids.

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Ai posteri la sentenza. Chissà se qualche magistrato abbia voluto indagare sull’allarme epidemia meningite che di fatto ha implementato vertiginosamente la vendita di questi vaccini e creato psicosi ai centri vaccinali. Se prima si esortava a fare i vaccini contro la meningite, ora l’obiettivo è il morbillo? Sono proprio queste strategie spesso machiavelliche che allontanano i cittadini dalle istituzioni e quanto sembra emerge che anche gli stessi sanitari sono refrattari alle proprie profilassi.

Il mondo dei vaccini sembra ancora una scatola chiusa e criptica, peccato che le linee guida e le leggi parlino chiaramente di diritto all’informazione, di obbligo di vaccinovigilanza proprio perché non si tratta di un farmaco che viene prescritto per curare una malattia, ma trattasi di una profilassi a carico di un bambino, di una persona sana e il vaccino ha caratteristiche  potenzialmente preventive ma anche potenzialmente dannose.

Per questo ricordiamo a chi vuole mettere sullo stesso piano i farmaci (se ti vuoi curare te li devi prendere e così anche il rischio di un effetto collaterale o di una reazione avversa, classiche risposte date con una superficialità disarmante ) cercando di giustificare l’atto sanitario vaccinale come un rischio che occorre accettare, come per un farmaco.

REAZIONI AVVERSE ESISTONO E SONO MONITORATE DALLE ASL DA PROGRAMMI DENOMINATI “VACCINOVIGILANZA”

Definizione e obiettivi della Vaccinovigilanza Secondo la definizione OMS. La vaccinovigilanza è costituita dalla scienza e dalle attività relative all’identificazione, valutazione, comprensione e comunicazione degli eventi avversi a seguito di immunizzazione, o di qualsiasi altra tematica vaccino o immunizzazione correlata e alla prevenzione degli effetti indesiderati del vaccino o dell’immunizzazione. Essa si basa sulla valutazione dei dati di sicurezza che provengono da segnalazioni spontanee (medici e cittadini), studi clinici ed epidemiologici e letteratura.

Gli obiettivi principali delle attività di sorveglianza ai vaccini sono:

  • L’identificazione di reazioni avverse non note e/o rare
  • L’identificazione di cambiamenti di frequenza di reazioni avverse note
  • L’identificazione di eventuali fattori di rischio per l’insorgenza di specifiche reazioni
  • Il riconoscimento di associazioni causali
  • La quantificazione dei rischi
  • L’adozione di misure di minimizzazione dei rischi
  • La comunicazione agli operatori sanitari e ai cittadini.

Nel Progetto Prevenzione Italia dal titolo “Prevenzione come garanzia di sostenibilità e sviluppo del Servizio Sanitario Nazionale”, Coordinatore scientifico: Prof.ssa Maria Luisa Di Pietro, Autori: Dott.ssa Maria Avolio, Prof.ssa Maria Luisa Di Pietro, Dott.ssa Marta Marino, Dott.ssa Tiziana Sabetta, Dott. Alessandro Solipaca viene esplicitamente spiegato che il motivo del compito delicato che assume la Vaccinovigilanza:

È doveroso sottolineare che la vaccinovigilanza presenta due aspetti che ne evidenziano l’importanza clinico/epidemiologica del monitoraggio degli eventi avversi: i vaccini sono sostanze, talvolta anche molto complesse, somministrate alla popolazione sana per la maggior parte pediatrica.In relazione a quest’ultimo aspetto è tollerato un livello di rischio inferiore rispetto ai farmaci (i quali hanno un effetto terapeutico in una popolazione “malata” e vincolata all’assunzione della sostanza medicinale). Si deduce che un eventuale problema in termini di sicurezza ha un enorme impatto sociale: pertanto l’attività di sorveglianza riveste un ruolo cruciale”.

Proprio perché il vaccino viene somministrato ad una popolazione pediatrica SANA è stato stabilito con il D. Lgs 219/2006 di prevedere che per i vaccini vengano segnalate tutte le sospette reazioni avverse osservate, note e non note, mentre per gli altri farmaci è prevista la segnalazione dei soli eventi inattesi.
La recente legislazione in materia di farmacovigilanza, costituita dal Regolamento UE 1235/2010 e dalla Direttiva 2010/84/UE, prevede un ampliamento della definizione di reazione avversa, includendo anche gli errori terapeutici, l’abuso, l’uso improprio. Inoltre è previsto che le segnalazioni vengano raccolte e trasmesse ad Eudravigilance, network di riferimento, con tempistiche precise a seconda della gravità degli eventi.
Possibile che siamo ancora nel Medioevo?  La vaccinovigilanza dovrebbe essere un obiettivo che il Ministro Lorenzin dovrebbe perseguire e attuare seriamente. Ad oggi, ed è un’esperienza comune che molti genitori hanno vissuto sulla propria pelle, nel mondo dei centri vaccinali c’è molta arroganza, poca informazione e a volta totalmente assente e soprattutto c’è difficoltà a fare vaccinovigilanza, che per legge va invece  attuata seriamente. Senza di essa nessuna profilassi è effettuata in sicurezza.
Invece in Italia si va ad oltranza con gli allarmi epidemie, e ora in alcune Regioni si sta legiferando scavalcando anche la legge nazionale per imporre  vaccini non obbligatori per l’accesso ai nidi.
Per chi è informato… non sull’enciclopedia di Google ma sui documenti dell’ISS, Aifa etc, un Ministro della salute, un dirigente dell’Istituto Superiore di Sanità devono sforzarsi a profondere informazione corretta più che allertare scenari catastrofici. Le leve della paura erano usate nel Medioevo… oggi seppur facciano ancora effetto, ne rimane memoria storica…come l’allarme epidemia meningite.

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