Quando lo stupro diventa un vanto

 

 

a cura di Maria Elena Masciello, criminologa, grafologa

Ormai del declino del cosiddetto mondo civile, ne sono testimoni anche social media e chat.

L’ultima in ordine di cronaca è una chat privata di alcuni individui che erano tutti impiegati in un noto albergo di Meta di Sorrento, nella loro chat chiamata “Cattive abitudini”questi ignobili soggetti si scambiavano foto e video di uno stupro di gruppo organizzato in un modo subdolo e veramente meschino ai danni di una turista inglese di 50 anni, che soggiornava nell’ottobre 2016 in questo albergo con la figlia.

L’ultima sera di pernottamento due di loro in qualità di barman della struttura offrono alle clienti dei cocktails sciogliendo in questi “la droga dello stupro”, totalmente incolore ed insapore, la figlia sentendosi male poco dopo, riesce barcollando a tornare in stanza. La donna invece è accompagnata dai due al bordo piscina e qua violentata da entrambi. Dopodiché è portata da questi ultimi in una stanza adibita per il personale, è qui un altra decina  di dipendenti a turno abusano della donna in stato di incoscienza.

 

La signora il giorno dopo si risveglia nella propria stanza totalmente stordita e piena di lividi ed ematomi, decide di partire immediatamente ed una volta atterrata a Kent va subito a denunciare il tutto alle forze dell’ordine, pur avendo ricordi sfocati e flashback, in ospedale riscontrano lo stupro subito e fortunatamente riescono a recuperare molte tracce biologiche, poiché la donna, deduco, ha avuto l’intelligenza ed il sangue freddo di non farsi la classica “doccia frenetica” che di solito si fa per lavare via “lo sporco”, ma  anche le prove che possono incastrare lo stupratore o gli stupratori come in questo caso.

 

Questi vili invasati sessuali, narcisisti, che  hanno famiglie per bene, fidanzate, comitive hanno infangato una Regione intera, una struttura turistica tra le più rinomate.

La perversione qui non ha etichette e non ha confini di sorta, questa volta non è stato l’extracomunitario cattivo  o il malato di mente, ma ragazzi simpatici, bravi lavoratori, cuori di mamma che per anni si sono vantati sui social della barbarie dolosa e consapevole che hanno commesso.

La forza del gruppo, la diluizione delle responsabilità, la cattiveria insita nell’indole umana  hanno permesso questa dispercezione sadica-umoristica di prendersi gioco ulteriormente della vittima dopo l’accaduto.

 

Per ora ne hanno presi solo 5, tutti ragazzi “spaventosamente normali”, sarebbe confortante definirli mostri, ma purtroppo di gente che agisce in maniera criminale, commettendo nefandezze in circostanze che quasi impediscono  loro di accorgersi o di percepire il male che stanno attuando ce n’è in abbondanza, come ha evidenziato Annah Arendt, in un suo celebre testo.

 

Insomma tra  la malvagità umana  quotidiana e le pene, non certo deterrenti, continua a perseverare “la banalità del male” anche in vacanza.

 

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