di Mario Galli
“Cari amici, ho deciso di prestarmi a questa asta di beneficenza a sostegno delle popolazioni terremotate dell’Abruzzo“. Con queste parole inizia su Facebook il post di Silvio Berlusconi, pubblicato alle ore 15:12 del 23 febbraio 2017.
“Penso che ognuno di noi debba fare tutto quanto è nelle proprie possibilità per aiutare i nostri concittadini in difficoltà, e a volte si può essere utili anche con un gesto semplice. Sarò davvero felice di conoscere e di pranzare con un benefattore generoso e sensibile come il vincitore di questa gara, che spero verrà aggiudicata ad un prezzo molto alto dato che i fondi raccolti saranno devoluti alla Croce Rossa!”
Obiettivo dichiarato è quello di rendere l’atto di donare “divertente e gratificante“.
Nel momento in cui sto scrivendo il post del Cavaliere ha superato i 280 like, ma quelli che sono più esilaranti sono i commenti: si passa dagli attestati di stima per il nobile gesto, ad insulti ed auguri poco edificanti, fino a raggiungere vette da “commenti memorabili” come ad esempio chi domanda se per l’accompagnamento del gentil sesso ci debba pensare il Presidente, con chiaro riferimento alle vicende private di Silvio Berlusconi.
Attualmente la raccolta ha raggiunto i 17.000 euro e sta andando avanti.
Da una lettura della vicenda rimane un fatto: Berlusconi è e rimarrà un personaggio, nel bene o nel male, a seconda di punti di vista, che ha segnato un periodo storico del nostro Paese. Tra 50 anni, quando i libri di storia parleranno degli anni a cavallo tra il ’94 ed il 2011, parleranno di periodo berlusconiano. Un imprenditore che ha saputo prestarsi sapientemente alla politica, non c’è dubbio, ma rivoluzionandola e dirigendo la comunicazione politica sui binari che egli stesso ha tracciato e che, oggi, volenti o nolenti, in molti sono costretti a seguire.
Qualcuno potrebbe pensare che questo gesto di beneficienza nasconda intenti elettorali, altri potrebbero pensare agli ultimi colpi di genio di un personaggio politico dalla mente brillante.
Non c’è dubbio che, ad ottant’anni, nemmeno Giovanni Giolitti arrivò con tanto spirito e tanta grinta. Infatti era il 1922 e sappiamo tutti come andò a finire.