martedì, 5 Novembre 2024

UNICEF: “Il tempo per i bambini di Gaza sta per scadere. Fermate il fuoco. Accesso umanitario”

di Cinzia Marchegiani
LA GUERRA INFINITA, ISRAELE GAZA – C’è chi tifa Israele, chi tifa Palestina. Ma la guerra infinita tra due popoli non ha buoni e cattivi. Lo dice la storia non di certo gli opiniositi in tv, o le bandiere partitiche.

Il Servizio europeo per l’azione esterna,  SEAE (acronimo di servizio diplomatico dell’Unione europea) dal 2011 che porta avanti la politica estera e di sicurezza comune dell’UE per promuovere la pace, la prosperità, la sicurezza e gli interessi degli europei in tutto il mondo proprio lo scorso 10 ottobre aveva diramato un comunicato:

“Israele ha il diritto di difendersi, ma ciò deve essere fatto secondo il diritto internazionale e il diritto umanitario. Alcune decisioni sono contrarie a questo diritto internazionale.”

L’UNICEF ORA FA PRESENTE CIÒ CHE NON DOVEVA SUCCEDERE ALLE FAMIGLIE E I BAMBINI PALESTINESI

L’UNICEF chiede un cessate il fuoco immediato, mentre 1,1 milioni di persone – quasi la metà delle quali bambini – sono state avvertite di allontanarsi, in vista di quello che si prevede sarà un assalto militare su vasta scala in uno dei luoghi più densamente popolati del pianeta.
SENZA CIBO, ACQUA E ELLETTRICITA’, SERVIZI CHE CONTROLLA ISRAELE. I bambini e le famiglie di Gaza hanno praticamente esaurito il cibo, l’acqua, l’elettricità, le medicine e l’accesso sicuro agli ospedali, dopo giorni di ostilità e di tagli a tutte le vie di approvvigionamento.
IL DIRETTORE DELL’UNICEF, CATHERINE RUSSEL CHIEDE: “CESSATE IL FUOCO, LA SITUAZIONE E’ CATASTROFICA”
Il Direttore esecutivo dell’UNICEF Catherine Russell ricordando le regole della guerra:

La situazione è catastrofica, con bombardamenti incessanti e un aumento massiccio dello sfollamento di bambini e famiglie. Non ci sono luoghi sicuri. Un cessate il fuoco immediato e l’accesso umanitario sono le priorità assolute per consentire ai bambini e alle famiglie di Gaza di ricevere gli aiuti tanto necessari. Abbiamo bisogno di una pausa umanitaria immediata per garantire un accesso sicuro e senza ostacoli ai bambini bisognosi, indipendentemente da chi siano o da dove si trovino. Ci sono regole di guerra. I bambini di Gaza hanno bisogno di aiuti salvavita e ogni minuto è importante”.

Le case e le infrastrutture critiche sono in rovina e oltre 423.000 persone sono già fuggite dalle loro abitazioni. Alcuni si sono rifugiati in scuole o ospedali, alcuni dei quali sono stati danneggiati dagli attacchi. Anche i due principali ospedali di Gaza, già a corto di carburante e stracolmi di civili feriti, sono stati avvertiti di trasferire i pazienti e il personale a sud in poche ore.
Al momento, per la popolazione civile non c’è praticamente alcuna via d’uscita da Gaza.
Il personale dell’UNICEF ha continuato a rispondere ai bisogni critici dei bambini nella Striscia di Gaza, ma l’accesso – spiega il Direttore esecutivo dell’UNICEF Catherine Russell – sta diventando sempre più difficile e pericoloso. Anche gli umanitari sono stati avvertiti di lasciare la città di Gaza, ma il personale dell’UNICEF rimarrà nel sud della Striscia per continuare a fornire sostegno ai bambini bisognosi.

L’UNICEF ha distribuito quasi tutte le forniture predisposte e ha lavorato per mantenere in funzione l’unico impianto di desalinizzazione funzionante in tutta la Striscia di Gaza, con una capacità molto ridotta. L’impianto fornisce acqua sicura a 75.000 persone, ma senza carburante potrebbe presto fermarsi. Sono state fornite anche forniture mediche e medicinali agli ospedali, ma dato il numero di feriti, i letti degli ospedali e le medicine essenziali – compresi gli anestetici – si stanno rapidamente esaurendo.

“Un bambino è un bambino”.

CONCLUDE RUSSELL: “I BAMBINI DI TUTTO IL MONDO DEVONO ESSERE PROTETTI”

I bambini di tutto il mondo devono essere protetti in ogni momento e non devono mai essere attaccati. Ribadiamo l’invito del Segretario generale delle Nazioni Unite a revocare l’ordine di lasciare il nord di Gaza per oltre un milione di civili palestinesi e a prendere tutte le misure possibili per garantire la loro sicurezza e protezione. Ogni bambino non merita di meno“.

Il  Servizio  diplomatico dell’Unione europea (SEAE): OCCORRE RILANCIARE I PIANO DI PACE ARABO E RICORDARE CHE IL CICLO DI VIOLENZA RICOMINCERÀ


Il Servizio  diplomatico dell’Unione europea ricordava appunto che :

“Preparatevi è la quarta volta nella mia vita che assisto a una guerra a Gaza, al bombardamento di Gaza e ad azioni terroristiche a cui Israele ha risposto come diritto di difesa. Tutti i ministri hanno insistito sull’idea che ciò debba avvenire nel rispetto del diritto internazionale umanitario. Ma dobbiamo pensare anche a cosa succederà dopo.

Per questo dobbiamo aumentare la nostra cooperazione con il mondo arabo. E dobbiamo ricalibrare e potenziare l’iniziativa che abbiamo preso alcuni mesi fa insieme alla Lega degli Stati arabi, all’Egitto, alla Giordania, all’Arabia Saudita, per rilanciare il Piano di pace arabo e ricordare al mondo che il problema palestinese esiste ancora, che fare la pace tra i paesi arabi e Israele è cosa buona e necessaria, ma bisogna fare la pace anche con i palestinesi. Altrimenti il ​​ciclo di violenza ricomincerà. Dobbiamo quindi ampliare e ricalibrare la nostra dinamica, che volevamo creare a New York, quando 60 Stati partecipanti all’incontro hanno dichiarato di essere favorevoli alla soluzione dei due Stati. 

Perché non conosciamo altre soluzioni. 

Dobbiamo quindi lavorare per renderlo fattibile, anche se 30 anni dopo l’accordo di Camp David sembra più lontano che mai. 

Nel frattempo, dobbiamo aumentare il nostro sostegno umanitario alle vittime di questa tragedia e dobbiamo raggiungere i partner in tutto il mondo. La comunità internazionale deve sfruttare questo momento critico – che potrebbe essere un momento di risveglio – per impegnarsi nuovamente sul problema della Palestina e di Israele.  

lL Servizio  diplomatico dell’Unione europea chiosando ricordava appunto che :

“Israele ha il diritto di difendersi, ma ciò deve essere fatto secondo il diritto internazionale e il diritto umanitario. Alcune decisioni sono contrarie a questo diritto internazionale.”


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