REFERENDUM COSTITUZIONALE: ECCO I PUNTI SALIENTI

Il referendum costituzionale che porta il nome dell’attuale ministra Maria Elena Boschi, promotrice insieme al governo di Matteo Renzi spiegato in pochi punti

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Mancano pochi mesi e potrebbe essere scritta una nuova pagina della storia costituzionale italiana. Ad ottobre, il popolo votante sarà chiamato a giudicare il referendum costituzionale e approvare o respingere la riforma della costituzione che porta il nome dell’attuale ministra Maria Elena Boschi, promotrice insieme al governo di Matteo Renzi.

L’Iter della Riforma. Approvata in doppia lettura da Camera e Senato, la decisione finale spetterà ai cittadini che, finalmente, tornano ad essere protagonisti della vita politica del paese.

Il referendum costituzionale è previsto dall’ articolo 138 della costituzione italiana e deve essere indetto entro tre mesi dall’ approvazione da parte del parlamento delle leggi di revisione costituzionale. Affinché sia valido, non sarà necessario raggiungere il quorum( 50% degli aventi diritto + 1%), come accade per il referendum abrogativo. La riforma, qualora dovesse essere approvata, trasformerebbe l’assetto istituzionale del paese. Ecco quali i sono i cinque punti salienti:

  • Riforma del senato: fine del bicameralismo perfetto

Ampiamente dibattuta, la riforma del Senato punta al superamento del bicameralismo perfetto, caratteristico della Costituzione italiana. L’iter legislativo italiano, criticato più volte da maggioranza e opposizione perché lungo e impervio, al momento, prevede l’approvazione obbligatoria di camera e senato prima della promulgazione di una legge. Stessa fiducia occorre da entrambi gli organi anche alla maggioranza di governo in carica. Qualora dovesse passare la proposta, il nuovo quadro politico sarà diverso: la camera dei deputati diventerebbe l’unico organo eletto dai cittadini a suffragio universale diretto, l’unica assemblea che dovrà approvare le leggi ordinarie e di bilancio e l’unica chiamata ad accordare la fiducia al governo.

Ma cosa ne sarà del vecchio Senato? Il senato diventerà un organo rappresentativo delle autonomie regionali (si chiamerà senato delle regioni), sarà composto da cento senatori (invece dei 315 attuali) che non saranno eletti direttamente dai cittadini. Tra questi, 95 saranno scelti dai consigli regionali che nomineranno con metodo proporzionale 21 sindaci (uno per regione, escluso il Trentino-Alto Adige che ne nominerà due) e 74 consiglieri regionali (minimo due per regione, in proporzione alla popolazione e ai voti ottenuti dai partiti). Questi 95 senatori resteranno in carica per la durata del loro mandato di amministratori locali. A questi, si aggiungeranno cinque senatori nominati dal presidente della Repubblica che rimarranno in carica sette anni. Non esisterà più dunque la figura dei senatori a vita, ad eccezione degli ex presidenti della Repubblica.I sei senatori a vita, Carlo Azeglio Ciampi, Giorgio Napolitano, Mario Monti, Carlo Rubbia, Renzo Piano ed Elena Cattaneo rimarranno in carica. Altra variazione è quella dello stipendio: i senatori non saranno più pagati dal Senato ma percepiranno solo  lo stipendio da amministratori.

In che modo il Senato potrà opporsi alla Camera? L’unico modo con cui il senato potrà opporsi alla Camera sarà quello di proporre modifiche entro trenta giorni dall’approvazione di una legge, proposte che però potranno essere rifiutate dalla Camera.

Quale sarà il nuovo aspetto del Senato? Il nuovo ruolo del Senato sarà quello di raccordo tra lo stato, le regioni e i comuni. I senatori però parteciperanno ugualmente all’elezione del Presidente della Repubblica, dei componenti del consiglio superiore della magistratura e dei giudici della corte costituzionale.

  • Abolizione del Consiglio nazionale per l’economia e il lavoro

Il Cnel, organo ausiliario previsto dalla Costituzione e attualmente composto da 64 consiglieri sarà abolito. La funzione consultiva che finora ha ricoperto, oltre alla possibilità di proporre alle Camere leggi in materie economica, secondo il ddl Boschi, sarebbe da sopprimere.

  • Elezione del presidente della repubblica

Novità in merito anche all’elezione della più alta carica dello Stato: non parteciperanno più i delegati regionali, ma solo le camere in seduta comune. Necessaria all’elezione sarà la maggioranza dei due terzi dei componenti fino al quarto scrutinio, poi basteranno i tre quinti. Solo dal settimo scrutinio basterà la maggioranza dei tre quinti dei votanti (attualmente è necessario ottenere i due terzi dei voti dell’assemblea fino al terzo scrutinio; dal quarto scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta dei componenti).

  • Referendum abrogativo e leggi d’iniziativa popolare

Il quorum che rende valido il risultato di un referendum abrogativo resta sempre del 50 per cento più uno degli aventi diritto al voto. Basterà che vada a votare però il 50 per cento più uno dei votanti alle ultime elezioni politiche, non il 50 per cento più uno degli aventi diritto. Sale inoltre il numero di firme  per proporre una legge d’iniziativa popolare: da 50 mila ( attuali) a  150 mila, con una discussione e deliberazione che dovrà essere garantita secondo tempi e modi da stabilire nei regolamenti parlamentari.

  • Competenze stato/regioni

Con la riforma costituzionale , una ventina di materie torneranno alla competenza esclusiva dello stato. Tra queste: l’ambiente, la gestione di porti e aeroporti, trasporti e navigazione, produzione e distribuzione dell’energia, politiche per l’occupazione, sicurezza sul lavoro e ordinamento delle professioni.

di Christian Montagna

 

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